Craxi: con i soldi dei finanziamenti illeciti aiutò palestinesi e dissenso nell'Est Europa

Craxi: con i soldi dei finanziamenti illeciti aiutò palestinesi e dissenso nell'Est Europa
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Di Sergio CantoneSalvatore Falco
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Dall'aiuto agli esuli della dittatura cilena, al sostegno alle anime palestinesi più moderate e al dissenso politico nel mondo Comunista, "la funzione del partito Socialista dagli Urali alle Ande, fu molto attiva", dice l'ex vice segretario Giulio Di Donato

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Il Mediterraneo nel destino di Bettino Craxi e dell’Italia. Un leader controverso, croce e delizia della sinistra italiana. Un uomo di peso, in tutti sensi, anche per la politica internazionale. La storia non lo ha ancora digerito, tra ammiratori nostalgici e colpevolisti che ne sottolineano le ruberie.

La dimensione oggettiva di Craxi, uomo di lotta e di governo, è la politica internazionale. Terreno in fiamme per l’Italia che bruciò tante carriere politiche, compresa quella di Aldo Moro.

Certo erano i tempi della guerra fredda. E l’Italia era lì, in mezzo tra Est e Ovest, tra nord e sud. Una maledizione geopolitica, da gestire con tutti mezzi, leciti e illeciti.

Gli aiuti alla causa palestinese

Ecco quindi rapporti controversi con il mondo arabo, che appartenevano all’Italia del centro-sinistra, Psi, Dc di Moro e Andreotti, e anche Pci. Ecco quindi, i rapporti col movimento di liberazione palestinese e il suo grande leader dell’epoca, Yasser Arafat. I soldi del finanziamento illecito foraggiarono anche quei movimenti di liberazione. Ci spiega l’ex parlamentare del Psi e vice segretario del partito, Giulio Di Donato.

"C'era una contribuzione, un sostegno, che avveniva attraverso le casse dei partiti e del partito Socialista, per quanto fosse possibile, a sostegno di queste lotte di liberazione. L'orientamento era di favorire la crescita delle posizioni più moderate che erano quelle più funzionali alla realizzazione di un sistema di pace duraturo".

Il sostegno al dissenso nei Paesi dell'Europa dell'Est

Lotte di liberazione in Cile e Medioriente, ma anche il sostegno al dissenso nei Paesi dell’Europa orientale, all’epoca al di là della Cortina di ferro, sotto il controllo sovietico.

Eccolo quindi sullo scacchiere centrale della guerra fredda: Polonia , Ungheria, Cecoslovacchia. Finanziamenti e aiuto attivo ai dissidenti come l’intellettuale moravo, Jiří Pelikán.

"Il dissenso nel mondo ex sovietico, non solo in Russia, ma in Polonia e in Ungheria, Jiří Pelikán per esempio fu eletto parlamentare europeo dal partito Socialista per creare le condizioni di una voce che potesse essere ascoltata anche nel contesto europeo", conclude Di Donato.

Bettino Craxi, morto nel corpo vent’anni fa, a Tunisi, ma nello spirito politico sette anni prima al Palazzo di giustizia di Milano.

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