Non solo Hakan Sukur: gli sportivi turchi che non piacciono a Erdogan

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Di Lillo Montalto MonellaRedazione turca
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In questi giorni ha fatto il giro del mondo la storia dell'ex attaccante dell'Inter, Hakan Şükür, stella del calcio turco, costretto a vivere da esule negli Stati Uniti e lavorare come conducente di Uber. Nella sua situazione ci sono altri tre sportivi, la cui storia è forse meno nota in Italia.

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In questi giorni ha fatto il giro del mondo la storia dell'ex attaccante dell'Inter, Hakan Şükür, stella del calcio turco, costretto a vivere da esule negli Stati Uniti e lavorare come conducente di Uber. "Da eroe nazionale a nemico dello Stato", il titolo dell'intervista all'ex calciatore 48enne realizzata dall'edizione domenicale di Die Welt.

Considerato come uno dei più grandi giocatori della storia del calcio turco, miglior realizzatore della nazionale con 51 gol in 112 apparizioni, oggi è persona non grata in patria. Il presidente Recep Tayyip Erdogan - nel cui partito AKP ha militato per due anni prima di dimettersi dopo uno scandalo di corruzione che ha investito la politica e il mondo del calcio locale - gli "ha tolto tutto. Il mio diritto alla libertà, il diritto di potermi spiegare, di esprimermi, il diritto al lavoro".

Su di lui in Turchia pende un mandato di arresto. Negli Usa è stato tenuto d'occhio dall'FBI ed è stato posto sotto protezione poliziesca. In patria, è stato messo alla porta anche dal suo ex club, il Galatasaray, che gli ha ritirato la tessera nel 2017 - una decisione, secondo lui, presa dallo stesso Erdogan. La ragione? Şükür è accusato di aver preso parte al tentativo di colpo di stato contro il presidente nel 2016, che sarebbe stato fomentato dal predicatore islamico in esilio negli Usa, Fethullah Gülen. Lui nega ogni simpativa nei suoi confronti e non si rimprovera di nulla. "Sono un nemico del governo, non dello Stato né della nazione turca. Amo la nostra bandiera e il nostro Paese".

Una volta, racconta, uno studente turco ha fatto un selfie con lui. Quando il ragazzo è tornato in Turchia, hanno scoperto la foto sul cellulare e lo hanno messo in prigione per 14 mesi.

Nella sua situazione ci sono altri tre sportivi, la cui storia è forse meno nota in Italia.

Si tratta del calciatore curdo Deniz Naki, del cestista NBA Enes Kanter e del pugile turco-tedesco Ünsal Arik.

Il calciatore turco al quale hanno crivellato la macchina di proiettili

Del primo avevamo già scritto anche su Euronews in occasione di una polemica contro Mesut Ozil, calciatore notoriamente vicino ad Erdogan.

Deniz Naki, un calciatore turco-tedesco di origini curde, ex centrocampista di St Pauli e Paderborn in Germania che in passato ha perfino denunciato un tentativo di omicidio nei suoi confronti: la sua vettura è stata crivellata di proiettili sull'autostrada tedesca A4. Un attacco che, a suo dire, ha avuto "motivazione politica". L'estate prima Naki era stato picchiato da uno spettatore durante una partita.

Classe '89, dopo la carriera in Germania, si è trasferito in Turchia per giocare con il club Amed SK ma si ritrova al momento svincolato. Era stato condannato ad una pena detentiva, poi sospesa, di 18 mesi in Turchia nell'aprile 2017 con l'accusa di propaganda terroristica per il Pkk.

Da noi intervistato, ha ammesso di essere stato esposto a discriminazione e razzismo in Turchia. Gli è stato vietato di giocare a calcio a livello professionistico per tre anni e sei mesi per diffusione di "propaganda separatista e ideologica" sui curdi.

Il pivot NBA, ora apolide, che non va a Londra per paura di essere ucciso

Enes Kanter è il pivot turco dei Boston Celtics, attivista politico apertamente anti-Erdogan, che ha descritto come "l'Hitler del nostro secolo".

Nella primavera del 2017, Kanter si trova a Singapore per un campo estivo; è in hotel quando qualcuno lo avverte dell'arrivo imminente di due poliziotti. Si dà allora alla fuga perché sa che Singapore è uno dei paesi "amici" della Turchia. All'aeroporto di Bucarest annuncia che il suo passaporto turco non è più valido, è diventato apolide.

Grazie agli avvocati dell'NBA e alla pressione diplomatica di un senatore dell'Oklahoma, Kanter riesce a fare ritorno negli Stati Uniti ma, da allora, teme per la sua sicurezza personale. Schieratosi al fianco del popolo curdo, ad inizio 2019 ha rinunciato ad accompagnare la sua squadra dell'epoca, i NY Knicks, a Londra. "Se andassi, correrei il rischio di farmi ammazzare. Preferisco rimanere qui e allenarmi".

La NBA ha rotto il contratto con l'agenzia turca che gestiva l'account Twitter ufficiale della lega di basket per averlo censurato durante la cronaca di una partita.

Ankara ha chiesto collaborazione all'Interpol: Kanter rischia quattro anni di prigione per aver insultato Erdogan sui social.

Il pugile che mette ko Erdogan e viene accusato di tentato omicidio

Dopo il colpo di stato fallito, Ünsal Arik ha apertamente criticato Erdogan e la sua riforma costituzionale, l'anno successivo. Una volta è salito sul ring con una maglietta con la scritta "Il Paese appartiene ad Ataturk, non a Tayyip". Vegano, campione del mondo WBU nel 2016, a Berlino non passeggia mai a Kreuzberg da solo per motivi di sicurezza, scrive Tagessspiegel. Viene costantemente insultato e minacciato online dai sostenitori di Erdogan, accusato di essere un traditore.

Il 39enne di Norimberga non può più recarsi in Turchia a deporre un fiore sulla tomba della madre: dovrebbe altrimenti affrontare il carcere. Rischia 15 anni per una canzone rap che ha scritto contro Erdogan. I suoi familiari, racconta, ricevono costanti pressioni dalle autorità in patria, con tanto di irruzioni a sorpresa. Di recente ha chiesto un visto per andare in vacanza negli Stati Uniti, ma la richiesta, ha denunciato, procede stranamente a rilento.

Per una scena di questo video in cui mette ko una sagoma di cartone di Erdogan è stato accusato, in patria, di tentato omicidio.

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