Iran: Polizia nega gli spari, schierate le forze antisommossa

Iran: Polizia nega gli spari, schierate le forze antisommossa
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Di Salvatore FalcoRoberto Alpino
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L'Iran non ha chiuso il proprio spazio aereo, nonostante le crescenti tensioni con gli Stati Uniti, perché i voli internazionali sostentano il Paese economicamente, secondo un esperto militare ucraino

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Ancora violente proteste in Iran, dopo l'ammissione dell'erroneo abbattimento dell'aereo di linea ucraino, che ha causato la morte dei 176 passeggeri.

La Polizia avrebbe sparato munizioni e gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti: alcuni video mostrano la folla che fugge in preda al panico, un altro ancora una donna che viene portata via in una scia di sangue, dopo essere stata colpita alla gamba.

Tuttavia, i vertici delle forze dell'ordine hanno poi negato l'accaduto.

Il massimo funzionario della Giustizia iraniana mette in guardia dal prender parte ad ulteriori proteste antigovernative.

"Se da qualche parte nel Paese, gli agenti americani e altri paesi stranieri vogliono usare questo problema per disturbare l'opinione pubblica, non permetteremo che ciò accada - tuona Ebrahim Raisi, capo del sistema giudiziario - Intelligence e forze dell'ordine perseguiranno questo obiettivo e non permetteranno a nessuno di compromettere la sicurezza".

L'Ucraina, intanto, chiede il pieno accesso agli atti, pene esemplari per i responsabili ed un risarcimento ai parenti delle vittime da parte dell'Iran, che smentisce "coperture".

"Siate certi che non abbiamo nascosto la verità sull'incidente aereo - dice Ali Rabiei, portavoce del Governo - il Presidente lo ha saputo lo scorso venerdì pomeriggio: perché alcune persone inducono a pensare a qualche copertura?".

Nella capitale iraniana messo in atto un dispiegamento di forze antisommossa, al fine di contrastare eventuali nuove proteste.

L'Ucraina accusa, la Russia si difende

L'Iran non ha chiuso il proprio spazio aereo, nonostante le crescenti tensioni con gli Stati Uniti, perché i voli internazionali sostentano il Paese economicamente, secondo un esperto militare ucraino.

A detta del Generale Igor Romanenko, l'abbattimento dell'aereo implica una grande perdita politica, militare, di immagine ed economica per l'Iran.

"I voli rappresentano un sacco di soldi coi quali l'Iran deve resistere contro gli americani - dice - debbono comprare armi e molte altre cose, il Paese si trova in una difficile condizione militare, economica e sociale, per chiudere lo spazio aereo occorrerebbe un grosso sforzo".

Intanto, il Senatore russo Aleksey Pushkov commenta le parole dell'ex Segretario del Consiglio di sicurezza ucraino, Oleksandr Turchinov, secondo cui la Russia, insieme all'Iran, sarebbe corresponsabile dell'abbattimento dell'aereo.

"È ovvio per tutto il mondo che la Russia non ha nulla a che fare con la distruzione del velivolo, il Paese che fornisce le armi non è responsabile del suo uso", twitta il politico.

Proteste a Teheran

I leader iraniani stanno affrontando giornate di proteste: domenica a Teheran, sulla Azadi Square, si sono ripetuti gli scontri del giorno precedente, quando la Polizia ha usato gas lacrimogeni e ha caricato per disperdere una folla che scandiva slogan contro la Guida suprema, Ali Khamenei, contro le Guardie della rivoluzione e contro la stessa Repubblica islamica.

AP

Gli agenti avrebbero anche sparato: unità antisommossa con cannoni ad acqua e poliziotti, in parte anche in borghese, sono radunati in vari punti della città, tra cui le università, mentre membri dei Pasdaran pattugliano le strade. Manifestazioni si segnalano anche in altre città iraniane, come Mashhad, Rasht, Kashan, Sanandaj e Amol.

Gli studenti iraniani non calpestano la bandiera

In un atto apparentemente simbolico, un video mostra degli studenti che fanno attenzione a non camminare sulle bandiere statunitensi e israeliane dipinte sul terreno all'Università Shahid Beheshti di Teheran.

In alcuni filmati sui social media, si possono ascoltare i manifestanti che intonano slogan anti-governativi, tra cui: "Stanno mentendo sul fatto che il nostro nemico è l'America, il nostro nemico è proprio qui".

Trump soffia sul fuoco delle proteste

Donald Trump twitta anche in Farsi: il Presidente statunitense ha utilizzato la lingua persiana per rivolgersi direttamente ai manifestanti tornati in piazza in Iran contro il regime, questa volta dopo le "bugie" pronunciate dal governi sull'abbattimento dell'aereo ucraino.

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"Seguo attentamente le vostre proteste. Sono ispirato dal vostro coraggio", aveva scritto ieri Trump. "Al coraggioso, da tempo sofferente popolo dell'Iran: sono al vostro fianco dall'inizio della mia Presidenza - aveva aggiunto il presidente americano - e la mia amministrazione continua a farlo". "Non uccidete chi protesta", ha avvertito oggi rivolgendosi alla leadership della Repubblica islamica. "Migliaia - ha proseguito - sono stati già uccisi o imprigionati da voi, e il Mondi vi guarda. Ancora più importante, gli Stati Uniti vi guardano. Sbloccate internet e lasciate che i giornalisti possano fare liberamente il loro lavoro! Fermate l'assassinio del vostro grande popolo!".

Il Presidente aveva già provato ad amplificare le voci di dissenso in Iran e aveva twittato ieri per la prima volta anche in farsi, riscoprendo l'arma della propaganda nella lingua locale, come fece D'Annunzio col suo volo su Vienna lanciando volantini tricolori in tedesco,

Londra chiede spiegazioni

Il Foreign Office vuole "spiegazioni complete" dall'Iran "sull'arresto" temporaneo dell'ambasciatore britannico a Teheran, Rob Macaire.

Secondo il Ministro degli Esteri Dominic Raab, "l'Iran è a un crocevia: può continuare nel cammino verso uno status da paria, con l'isolamento politico ed economico che ciò comporta, o fare passi per allentare le tensioni e impegnarsi nel dialogo diplomatico". Teheran nega di aver arrestato Mccaire, sostenendo che il suo fermo è durato 15 minuti, ossia il tempo di controllarne i documenti e verificarne lo status di diplomatico.

Sostenitori del regime bruciano bandiera britannica

Una folla di manifestanti filo-governativi ha bruciato una bandiera britannica di fronte all'ambasciate di Londra a Teheran. Al grido di "Morte al Regno Unito" in circa 200 hanno così protestato contro la presunta partecipazione dell'ambasciatore Rob Macaire a una protesta non autorizzata contro le "bugie" del governo sull'abbattimento dell'aereo ucraino. Macaire, ieri fermato dalle autorità e poi rilasciato, ha negato qualsiasi coinvolgimento nelle proteste in corso nella Repubblica islamica.

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