Dieci anni dopo il terremoto: Haiti, il paese dimenticato

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Di Debora GandiniPaolo Valenti - Cristiano Tassinari
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Ricorre oggi, 12 gennaio, il 10° anniversario del terribile terremoto che devastò Haiti. Dieci anni dopo, poco è cambiato, è ancora emergenza: ma la Fondazione Francesca Rava continua a fare piccoli grandi "miracoli" concreti di organizzazione a favore della popolazione haitiana.

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Dieci anni fa, il 12 gennaio 2010, un terribile terremoto sconvolse l’isola di Haiti. Il paese più povero di tutta l’America Latina.

Ad Haiti circa 9 milioni di persone, l’80%, vive sotto la soglia di povertà. il 75% delle case sono fatiscenti. Degrado e malattie rendono faticoso far fronte a tutte le esigenze quotidiane e di conseguenza anche alle calamità naturali. Come il sisma del 12 gennaio del 2010. Ed è proprio la povertà la piaga principale.

Un bilancio terribile, quel terremoto.
230.000 morti, oltre 300.000 feriti, e quasi due milione di sfollati. Una devastazione simile a una guerra. A questo si è aggiunta poi l'epidemia di colera, che ha causato oltre 9.500 vittime.

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La mappa di Haiti.handicap-international.fr

"Abbiamo bisogno di nuovi ospedali pediatrici"

Dieci anni dopo, ad Haiti, è sempre emergenza.
Ad aiutare la popolazione sul posto, c’è la Fondazione Francesca Rava, insieme a Padre Richard Frechette, medico in prima linea da 30 anni e direttore dell"Ospedale Pediatrico N.P.H. Saint Damien, che lancia un appello.
“Dai giorni del terremoto, e da altri crisi, come ad esempio il colera, tre uragani, una tremenda destabilizzazione politica che va avanti da 18 mesi, questo è l’unico ospedale per bambini in tutto il paese. Abbiamo bisogno di più ospedali pediatrici, e non di uno solo, ma certo questo non dipende da noi. Siamo subissati da molte richieste, perché ci le strutture sono sempre di meno e le richieste riguardano bambini con il cancro, donne con gravidanze difficili e persone con traumi vari”.¨

Archivio Euronews

Gli aiuti internazionali, spenti i riflettori sul terremoto, sono progressivamente diminuiti. Ma la Fondazione Rava, in dieci anni, ha continuato a sviluppare importanti progetti.

"Difficile richiamare l'attenzione su un paese dimenticato"

Spiega la Presidente della Fondazione, Mariavittoria Rava:
"È difficile richiamare l'attenzione su un paese che viene dimenticato dai media. Lo si fa perchè noi siamo radicati, perchè l'ospedale Saint Damien è li. Ogni giorno si presentano migliaia di bambini, nella nostra casa-famiglia ci sono centinaia di bambini che vanno a scuola, nelle nostre 35 scuole sono 12.000 i bambini che ogni giorno posso mangiare".

"Adesso la situazione com'è ad Haiti?"

"La Grande Rue, dopo c'erano le macerie, è rimasta come dopo il terremoto. Semplicemente, sono state spostate le macerie", racconta Mariavittoria Rava.
"L'unica struttura che è stata ricostruita è stata l'aeroporto! Questa grande e amara delusione ha forse portato negli haitiani la convinzione che devono trovare, sempre e ancora di più, la forza in se stessi. Ecco quello che è rimasto ad Haiti: una grandissima dignità nel risollevarsi con la forza di chi esce da una guerra, come un sopravvissuto e vuole aiutare i suoi fratelli più piccoli ad andare avanti".

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Mariavittoria Rava, Presidente della Fondazione Francesca Rava, durante l'intervista.Euronews

L'attività di Madian Orizzonti

"Per la popolazione di Haiti sono stati dieci anni di grandi tribolazioni, con tante promesse non mantenute e molte speranze ormai svanite", spiega Padre Antonio Menegon, camilliano, Presidente di Madian Orizzonti Onlus, che da Torino ha sempre gestito le attività di soccorso e ricostruzione dopo il terremoto del 12 gennaio 2010 che ha colpito Haiti, occupandosi di progetti anche in altri paesi (Georgia, Armenia, Burkina Faso, Argentina, Camerun, India e Indonesia).

"In questi anni, ma anche prima del terremoto, abbiamo cercato di essere sempre presenti e concreti", continua Padre Antonio Menegon.

"Tra i nostri progetti ora c'è l'apertura di un ospedale specializzato nelle lesioni cutanee a Jérémie, a 300 km dalla capitale Port-au-Prince. Nel frattempo siamo riusciti a realizzare due nuove sale operatorie per l'ospedale già esistente, abbiamo creato le cliniche mobili per arrivare anche nei luoghi piû inaccessibili dell'isola, provvediamo alla costruzione di case e villaggi, di un'altra scuola, di un centro sportivo, dell'ampliamento del reparto maternità, del potenziamento dell'ospedale con nuove specializzazioni. E abbiamo creato un laboratorio galenico per il confezionamento di farmaci, in collaborazione con il Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco dell'Università di Torino. Proviamo a rispondere a tutte le emergenze, legate a bisogni primari: la salute, la casa, l'alimentazione, l'acqua. Soprattutto l'acqua, visto quello che è successo con l'epidemia di colera".

"Un'autentica urgenza riguarda il mondo della disabilità: ci occupiamo di 100 bambini (da 0 a 18 anni) con gravi disabilità fisiche e psichiche, abbandonati dalle famiglie".
Padre Antonio Menegon
Presidente Madian Orizzonti Onlus

"Per tutto questo ringraziamo tutti i volontari (ingegneri, falegnami, carpentieri, infermieri...) che vengono qui a darci una mano, le istituzioni (in particolare "Specchio dei Tempi" della Stampa) e tutti i benefattori e sostenitori che frequentano la nostra Chiesa di San Giuseppe a Torino per l'aiuto che ci danno", conclude Padre Antonio.

(web)
Padre Antonio Menegon.(web)

"Io non mollo!"

A Jérémie, per conto di Madian Orizzonti Onlus, si trova Padre Massimo Miraglio, camilliano cuneese che frequenta Haiti - dove ci vive da 15 anni - dal 1995.

"Il terremoto di dieci anni fa è stata un'occasione persa per ricostruire il paese e farlo uscire definitivamente dalla povertà".
Padre Massimo Miraglio
Madian Orizzonti Onlus

"Purtroppo, ora la situazione ¨è ancor peggiore di prima, quando almeno si intraveda un barlume di turismo e i primi investimenti: ora la povertà è diffusa, tante famiglie non hanno di che sfamarsi, il tasso di disoccupazione è dell'80%, c'è una crescita demografica molto alta, Haiti è il solo paese dell'America Latina ad avere persino problemi di alimentazione ed esiste una vera e propria deriva di violenza, con la presenza di molte gang di delinquenti, praticamente in ogni quartiere della capitale Port-au-Prince, ma ormai anche a Jérémie, Haiti è un paese invaso dalle armi.
E poi c'è il caos istituzionale: il Presidente Jovenel Moïse non è all'altezza, come del resto quelli che lo hanno preceduto, non ci solo oppositori credibili politicamente, il paese è dominato da una ventina di famiglie ricche e borghesi, con tutti i privilegi possibili: non pagano le tasse, non pagano la luce, rivendono al mercato nero i prodotti che arrivano loro dall'estero, non hanno nessun interesse verso lo sviluppo del paese...".

Per gentile concessione di M.Miraglio

"La comunità internazionale non fa più nulla, ma in passato nemmeno la presenza di Bill Clinton come Governatore risolse qualcosa. Gli aiuti internazionali sono fermi, ci sono proteste contro l'ingerenza degli Usa che vogliono mantenere in sella Moïse, ci sono state dure contestazioni contro lo stesso Presidente, sembrava ci fossero addirittura prospettive di guerra civile... La situazione è questa. Ma io non mollo!", esclama Padre Miraglio.

"Come si svolge ora la vostra attività quotidiana?"

"Abbiamo tantissimo da fare. Distribuiamo medicinali alle famiglie, paghiamo l'affitto a chi non può permetterselo, paghiamo i viaggi nella capitale per visite mediche, paghiamo le operazioni, paghiamo le spese scolastiche, in un paese dove il 90% del sistema scolastico è privato. E il nostro grande obiettivo è aprire presto il nuovo ospedale per curare le lesioni cutanee gravi, ma i lavori sono stati molto rallentati quest'anno, anche perchè qui non è facile reperire i materiali e approvigionarsi di cemento, ferro, sabbia, ghiaia e neppure di carburante e di elettricità. Intere zone del paese sono al buio, per connettermi ad Internet io stesso devo accendere un generatore. Siamo di fronte al mare ed è come se non esistesse. Qui va cosi. Ma io, ripeto, non mollo".

Per gentile concessione di M. Miraglio
Padre Massimo Miraglio in compagnia di alcuni bambini haitiani.Per gentile concessione di M. Miraglio

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Per approfondire** ➡️ L'articolo di "Avvenire" sul decennale del terremoto ad Haiti

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