In Francia, il nuovo "monsieur retraite" già nel fuoco delle polemiche: e in Italia?

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Di Diego Malcangi
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Due settimane di sciopero contro la riforma delle pensioni, un dialogo dai margini di manovra strettissimi e l'Alto Commissario alle pensioni costretto alle dimissioni per non aver dichiarato alcuni incarichi. E in Italia, nulla da dichiarare? Piccola verifica sul Ministro dell'Economia

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Al quattordicesimo giorno di sciopero il Primo Ministro francese, Edouard Philippe, riceve i sindacati: lo fa dopo la seconda giornata di mobilitazione generale, che ha visto centinaia di migliaia di lavoratori in strada contro la riforma delle pensioni.

E lo fa incontrando i sindacati separatamente, uno dopo l'altro, forse sperando di poterne poi sottolineare le diverse posizioni, le diverse inclinazioni al dialogo. Di proposte sul tavolo ce ne sono poche, perché l'esecutivo ha detto di voler comunque portare a termine la riforma, anche se è disponibile a rivederne alcuni punti - non i due più contestati: nuovo sistema "a punti" ed età di riferimento (o "età di equilibrio") a 64 anni. Anche se sul secondo punto qualche "miglioria" potrà esserci, secondo l'Eliseo. È la "linea rossa" per la Cfdt, il sindacato più dialogante, che non si oppone alla pensione a punti.

Al tavolo, accanto al capo del governo, esordisce Laurent Pietraszewski, nominato poche ore prima Alto Commissario per la riforma del sistema pensionistico al posto del dimissionario Jean-Paul Delevoye.

Pietraszewski, deputato de La Republique en Marche ed ex direttore delle risorse umane di Auchan (fino all'elezione nel 2017) - non particolarmente apprezzato dai sindacati dell'azienda che ricordano tra le altre cose una sanzione estremamente severa nei confronti di una dipendente per un errore da 80 centesimi - s'è già visto contestare, subito dopo la nomina, un assegno da 71.000 € incassato nell'agosto scorso dalla stessa Auchan per una prestazione di due mesi, stando alla dichiarazione fornita dal deputato.

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Spiegazione fornita poco dopo: appena eletto nel 2017, aveva chiesto di sospendere il suo contratto. Due anni dopo - afferma - il gruppo della grande distribuzione l'ha licenziato. Un licenziamento economico la cui indennità corrisponde a quei 71.000 € che nella dichiarazione sembrano però corrispondere effettivamente a una prestazione professionale di un paio di mesi.

Sguardi molto attenti alla trasparenza, in Francia, anche perché Jean-Paul Delevoye, il predecessore di Pietraszewski, si era dimesso proprio a causa delle dichiarazioni incomplete sulle "altre attività".

In particolare, Delevoye aveva omesso di dichiarare un ruolo amministrativo, volontario e non pagato, nell'Ifpass, l'istituto di formazione delle assicurazioni. Le polemiche puntavano anche a un possibile conflitto d'interessi, rapidamente dimenticato perché, rettifica dopo rettifica, Delevoye alla fine ha ammesso che di incarichi ne aveva omessi 13 (di cui 11 non pagati, che lui considerava semplicemente impegni sociali, e quindi aveva ritenuto di non dichiararli). E si è dimesso.

E se l'attenzione è alta in Francia, nel bel mezzo degli scioperi contro la riforma delle pensioni, in Italia si sta approvando la legge di Bilancio e ci è sembrato il caso di verificare eventuali dimenticanze comparabili a quelle francesi.

A iniziare dal principale protagonista del dibattito, tra MES e Bilancio: cioè il Ministro dell'Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri. Storico di professione, ma estremamente competente in materia economico-finanziaria ed esperto in materia europea, Gualtieri oltre ad essere Professore Associato di Storia contemporanea alla Sapienza ha altri ruoli attivi?

Facile verificare, andando direttamente alla fonte: la pagina del Ministro, sul sito del MEF. E a giudicare dalla sua dichiarazione, non ha ruoli attivi.

A vedere però la sua biografia sui vari siti, viene dato come vicedirettore, o vicepresidente, della Fondazione Antonio Gramsci, una fondazione dall'evidente interesse culturale, che come tale riceve finanziamenti pubblici per alcune centinaia di migliaia di euro.

Ecco il dettaglio per il 2018:

Fondazione GramsciMalcangi, Diego

Ma Gualtieri è ancora vicepresidente della Fondazione Gramsci? Non solo il suo nome non compare associato a quel ruolo, ma nemmeno il ruolo appare sul sito della fondazione, laddove vengono indicati gli organismi. Eppure il vicepresidente è previsto dallo Statuto.

Viene da supporre che, asceso al governo, Gualtieri abbia tempestivamente provveduto ad autosospendersi dal ruolo e che non sia stato altrettanto tempestivamente sostituito.

Fondazione GramsciMalcangi, Diego

Resta però membro del Comitato dei Garanti, ruolo certo meno apicale - ma si tratta comunque del comitato che elegge il presidente - e con ogni probabilità non retribuito se non con un gettone di presenza.

Avrebbe dovuto comunque dichiarare questo ruolo?

La norma parla di "enti pubblici o privati", ma non specifica se si parli soltanto di incarichi professionali o anche di "attività sociali", come nel caso della polemica francese.

In ogni caso nulla avrebbe vietato di menzionarlo.

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Certo l'eventuale dimenticanza va inquadrata nel contesto, ed è un contesto in cui a Gualtieri non si possono imputare altre mancanze: mal che vada, si tratta di un dettaglio di poco conto. Ma, come detto, occhi particolarmente attenti in Francia, e quindi tanto vale aguzzare la vista anche in Italia.

Perché chi ricopre incarichi così cruciali nella vita del Paese (parliamo dell'incarico ministeriale, evidentemente) deve dare massima trasparenza sul resto.

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