Pakistan, chi è l'ex presidente-generale Pervez Musharraf

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Di Cecilia Cacciotto
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Condannato a morte in contumacia, l'ex uomo forte del Pakistan, si è rifugiato a Dubai. Figura controversa della storia recente, voleva un ruolo di primo piano nello scacchiere internazionale per il Pakistan

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Ha appreso la notizia a Dubai dove si è autoesiliato, l'ex presidente pachistano Pervez Muharraf, condannato a morte in contumacia dalla giustizia con l'accusa di alto tradimento, per aver imposto lo stato d'emergenza in Pakistan nel 2007, congelando di fatto lo stato di diritto nel Paese.

A Dubai, l'ex presidente versa in cattive condizioni di salute che, stando ai suoi avvocati non gli permettono di tornare a casa. Ricoverato all'inizio di dicembre, ha registrato una dichiarazione per il processo che lo vedeva imputato.

Dopo aver trovato rifugio negli Emirati nel 2008, era tornato in Pakistan nel 2013 per le elezioni generali ed era stato arrestato poche settimane dopo.

Le accuse contro di lui erano state formalizzate quello stesso anno, ma nel 2016 a Musharraf era stato concesso di tornare per motivi di salute a Dubai.

Ma chi è Pervez Musharraf?

È il 1999 quando con un colpo di Stato incruento, l'allora generale si proietta alla guida del Paese dove rimarrà fino al 2008.

Fin da subito Musharraf governa con un occhio rivolto allo scacchiere internazionale, dove punta al riconosciumento di un ruolo sullo scacchiere internazionale, in cui peraltro detiene l'arma nuclerare, in casa cerca, almeno inizialmente, di vestire i panni del  presidente illuminato e riformatore smettendo per prima cosa l'uniforme militare.

Il suo arrivo al potere nel 1999 è visto positivamente all'interno del Paese, ma i suoi metodi non si discostano molto da quelli dei suoi predecessori.

I consensi di cui gode all'inizio scemano quando nel 2002 con un referendum, criticato anche dalle organizzazioni umanitarie, che accusano brogli, ottiene di restare in carica per altri 5 anni, referendum che lo conferma presidente con oltre il 60% delle preferenze.

Le critiche dell'Occidente non mancano, ma i toni si smorzano quando il Pakistan diventa un alleato chiave nella lotta contro il terrorismo fondamentalista.

La lotta contro il terrorismo fondamentalista

L'irruzione sulla scena internazionale di al Qaida, gli apre le porte di Washington, il Pakistan diventa un alleato imprescindibile della crociata globale contro il terrore. Qualcuno dirà che Musharraf cambia casacca in fretta, l'alleanza con Washington arriva all'indomani di una tregua siglata con i talebani delle regioni al confine settentrionale tra Pakistan e Afghanistan (tregua mal vista peraltro dall'allora presidente afghano Hamid Karzai che aveva criticato il Pakistan per chiudere un occhio contro le operazioni che i fondamentalisti che lanciavano proprio dall'altra parte del confine).

Smessa la divisa da militare, l'ex generale  non riesce a portare a compimento  la rivoluzione moderata con cui pretendeva di governare e il carattere autoritario del suo potere andrà accentuandosi.

 Nel 2007 impone lo stato d'emergenza e relega ai domiciliari gli esponenti del vertice della magistratura, fatto per cui oggi è formalmente condannato.

Musharraf è stato accusato tra le altre cose di non aver preso le misure adeguate per proteggere Benazir Bhutto, la prima e unica donna a diventare primo ministro del paese (per due volte nel corso degli anni Novanta), assassinata nel 2007.

Bhutto venne uccisa appena tornata in Pakistan, dopo otto anni di esilio che si era imposta in seguito al colpo di stato compiuto dallo stesso Musharraf.

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