Piazza Fontana: il racconto di Fortunato, l'ultimo sopravvissuto

Piazza Fontana: il racconto di Fortunato, l'ultimo sopravvissuto
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Di Cecilia Cacciotto
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A 50 anni dalla strage, Fortunato Zinni chiede ancora giustizia. Lui si è salvato per miracolo. Aveva capito subito che si era trattato di un attentato. Fu lui a comunicarlo alla Questura e a compilare la lista delle vittime per poter avvisare le famiglie

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È l'ultimo sopravvissuto della strage di piazza Fontana a Milano, Fortunato Zinni quel 12 dicembre 1969 capì subito che si trattava di un attentato. L'odore delle mandorle amare era lo stesso che sentiva da bambino sotto la guerra.

Fortunato Zinni negli anni Settanta

A Milano era arrivato lasciando l'Abruzzo per un posto fisso e pure di prestigio, impiegato nella Banca nazionale dell'agricoltura, appena qualche metro dietro il Duomo, che restava aperta eccezionalmente anche il venerdì pomeriggio per le contrattazioni agricole.

Non era solo un impiegato modello era anche un sindacalista e quel pomeriggio di 50 anni fa  dopo aver chiuso la pratica di due agricoltori, Fortunato fu chiamato al piano superiore, il mezzanino, per firmare un accordo sindacale cui avevano lavorato nei giorni precedenti.

"Fu la cosa che mi salvò, altrimenti oggi non sarei qui a raccontarlo, gli agricoltori con cui ero poco prima morirono nell'esplosione. Io che stavo leggendo l'accordo appoggiato a una vetrata, che andò in frantumi, fui scaraventato qualche metro in avanti e subii una lesione al timpano di un orecchio".

Fortunato tornò al piano terra e trovò l'orrore.  "Tornai giù in trance e cercavo senza rendermene conto i due agricoltori per cui dovevo registrare l'accordo, i telefoni squillavano all'impazzata. Risposi, qualcuno chiamava dalla Questura".

Fu lui a comunicare che si era trattato dello scoppio di una bomba e non della caldaia. In quell'attimo vide un braccio a terra. Un senso di nausea lo investì.

Non ebbi neppure il tempo di avere paura. Credo ancora adesso di essere rimasto lucido, anche se ho rimosso molte cose. Ricordo di aver chiamato mia moglie al lavoro per dirle cosa era successo e che stavo bene

"Non ebbi neppure il tempo di avere paura. Credo ancora adesso di essere rimasto lucido, anche se ho rimosso molte cose. Ricordo di aver chiamato mia moglie al lavoro per dirle cosa era successo e che stavo bene".

"Poi venne il direttore a cercarmi e mi disse: sei l'unico che puoi farlo, conoscevi tutti in questa sala, devi riconoscerli e compilare la lista dei morti perché bisogna avvisare le famiglie".

Fortunato ha quasi 80 anni e chiede all'Italia la verità sulla strage di piazza Fontana, l'attentato che aprì le porte alla strategia della tensione.

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