Chafarinas, tre minuscole isole spopolate diventate porta d'ingresso in Europa per i migranti

Chafarinas, tre minuscole isole spopolate diventate porta d'ingresso in Europa per i migranti
Diritti d'autore Le isole Chafarinas viste dalla costa marocchina, da cui distano appena 3km e mezzo - Foto: Abouayoub61, Wikimedia commons
Diritti d'autore Le isole Chafarinas viste dalla costa marocchina, da cui distano appena 3km e mezzo - Foto: Abouayoub61, Wikimedia commons
Di Lillo Montalto Monella
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Ex zona di quarantena per le navi di immigranti che arrivavano dall'America e luogo di convalescenza per i soldati feriti nelle scaramucce con il Marocco, l'arcipelago (sconosciuto anche agli stessi spagnoli) sta diventando un punto abituale di sbarco di piccole imbarcazioni precarie di migranti.

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C'è un piccolo arcipelago spopolato al largo della costa del Marocco che fa da (dimenticata) porta d'ingresso in Europa per i migranti africani. 

Si chiamano isole Chafarinas (o Zaffarine, in italiano) e appartengono alla Spagna. Riserva naturale, distano meno di 4km dalla terraferma e ospitano una guarnigione di militari in collegamento con la base di Melilla.  

A novembre, 81 migranti - tra loro 64 donne e 9 bambini - sono stati ritrovati su una delle tre isole e portati nell'enclave spagnola dalla guardia costiera locale. 

Ex zona di quarantena per le navi di immigranti che arrivavano dall'America e luogo di convalescenza per i soldati feriti nelle scaramucce con il Marocco, l'arcipelago sta diventando un punto abituale di sbarco di piccole imbarcazioni precarie - scrive El Pais. Dal municipio di Melilla fanno sapere a Euronews che negli ultimi tempi "ci sono stati vari sbarchi, soprattutto di donne e bambini". Considerati soggetti vulnerabili, non possono essere riportati in Marocco ai sensi di una convenzione bilaterale del 1992. 

L'ultimo caso risale è recente e ha visto il soccorso di quattro migranti arrivati alle Chafarinas da parte di Salvamento Maritimo. Pochi giorni prima ne erano arrivati otto, di origine asiatica, e la settimana precedente altri 15 di origine subsahariana.

I trafficanti abbandonano i migranti su una delle isole disabitate, lasciandoli alla propria sorte approfittando dell'oscurità: sono i soldati della caserma vicini a trovarli e a offrire loro generi di prima necessità e coperte prima di trasferirli a Melilla. 

Ma nell'enclave, circondata da una doppia barriera di filo spinato, i migranti cercano di giungere anche via terra, nascosti nei cruscotti delle auto, nei bagagliai o celati sotto i sedili. 

Google Earth

Quella di Melilla è solo una delle vie tentate dai migranti per raggiungere l'Europa attraverso il mediterraneo occidentale. Secondo calcoli della Ong Caminando Fronteras, nel 2019 655 persone (tra loro, 54 bambini) hanno perso la vita cercando di arrivare in Spagna_. _

Di queste 655, 518 sono scomparse tra i flutti senza che il loro cadavere sia mai stato recuperato.

Aumentano le partenze sulla rotta più letale, quella verso le isole Canarie

Se, in generale, quest'anno la Spagna ha visto ridursi della metà il numero di immigrati giunti nel paese - da 59mila persone nel 2018 a 29mila nel 2019 - preoccupa l'aumento degli arrivi alle Canarie: +57% da un anno all'altro. Nell'arcipelago sono sbarcate 1.987 persone nel 2019, 724 in più rispetto al 2018. 

Si tratta della rotta migratoria più letale. Chi prende il largo, sfidando le onde e le correnti dell'oceano Atlantico, parte non solo dal Marocco, ma anche dall'area occupata del Sahara occidentale e dalla Mauritania. 

Caminando Fronterasdenuncia una sostanziale mancanza di risorse da parte delle autorità canarie per far fronte al fenomeno migratorio e poter garantire il diritto alla vita di chi intraprende un viaggio così pericoloso. Dopo la "militarizzazione della rotta del mare di Alborán", l'effetto è stato quello di aprire ancor di più quella verso le Canarie, indica l'attivista per i diritti umani, Helena Maleno. 

Le Canarie distano circa 400km dal Sahara occidentale e 1.000km dalla Mauritania. Ciononostante, da quest'ultimo paese "stanno aumentando le intercettazioni in mare da parte delle autorità mauritane, aiutate da quelle spagnole. Alcune piroghe e barche partono anche a Senegal e Gambia", indica a Euronews Laura Lungarotti, capo missione dell'OIM in Mauritania.

Ad inizio dicembre, un barcone di migranti è naufragato al largo della costa rocciosa della Mauritania: delle circa 150 persone a bordo ne sono morte 63. La più grande tragedia del mare dell'anno sulla cosiddetta rotta occidentale, secondo l'OIM. Qualche giorno prima, la guardia costiera locale ha intercettato un'imbarcazione con a bordo 190 persone.

A Nouakchott, capitale della Mauritania di circa un milione di abitanti, l'OIM stima la presenza di 84mila migranti, per lo più arrivati nel 2018. A Nouadhibou, città costiera al confine con il Sahara occidentale da 140mila residenti, ne sono stati contati 32mila. Alcuni dicono di voler rimanere a lavorare, soprattutto nel settore della pesca, mentre altri continueranno il loro viaggio a piedi verso il Marocco. 

In alcuni casi, però, sfideranno la sorte e proveranno ad imbarcarsi verso le Canarie.

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