Tecnologia e responsabilità, così l'industria alimentare diventa amica dell'ambiente

Tecnologia e responsabilità, così l'industria alimentare diventa amica dell'ambiente
Diritti d'autore 
Di Olaf Bruns
Condividi questo articolo
Condividi questo articoloClose Button
Copia e incolla il codice embed del video qui sotto:Copy to clipboardCopied

L'industria alimentare è responsabile di un terzo delle emissioni di Co2 del pianeta. Il decimo forum Internazionale su Alimentazione e Nutrizione, a Milano, si interroga su come ridurre questo impatto.

PUBBLICITÀ

Il ciclo produttivo alimentare, dalla produzione al consumo, ha un grande impatto sulle risorse del pianeta. L’obiettivo del Forum Internazionale su Alimentazione e Nutrizione, a Milano il 3 dicembre, era proprio quello di studiare nuove soluzioni per conciliare la produzione, l’innovazione con la difesa dell’ambiente.

Per il decimo anno, il Centro Barilla per l’Alimentazione e la Nutrizione promuove il forum milanese. Una piattaforma globale di dialogo fra tutti i soggetti coinvolti – governi, società civile, aziende, ricercatori ed esperti.

Ludovica Principato, studiosa alla Fondazione Barilla, è fra i ricercatori che vorrebbero assistere a una svolta sostenibile nell’industria alimentare.

"Quest’anno vogliamo mettere al centro questa parola: azione. Discutiamo molto sulle questioni relative alla sostenibilità del nostro sistema alimentare, l’impatto del cibo e dell’agricoltura sul clima, ma quello su cui mi voglio concentrare – oggi – è il cambiamento! Abbiamo invitato molti ospiti che ci possono aiutare a trovare soluzioni concrete per questi problemi".

Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, al Forum su Alimentazione e Nutrizione

Agire sulle abitudini per un cambiamento epocale

Per scoprire qualche esempio di azioni da intraprendere, Euronews ha parlato con Riccardo Valentini, che con il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico ha ottenuto il premio Nobel per la Pace nel 2007.

"Vogliamo capire - ha spiegato - se possiamo cambiare le abitudini dei consumatori nei luoghi dove mangiano, per esempio nelle mense, per ridurre le emissioni di gas serra, spostando il consumo dai prodotti più inquinanti a quelli con un’impronta ambientale più sostenibile’

Riccardo Valentini racconta il progetto Su-Etable Life

Un terzo delle emissioni di Co2 nell’atmosfera è dato dalla produzione alimentare. Il progetto Su-Etable Life, lanciato dalla Fondazione Barilla, vuole un cambiamento su vasta scala delle abitudini alimentari. "É un esperimento sociale di massa, che coinvolge più di diecimila persone", spiega Valentini.

Ma come riuscire a cambiare davvero le abitudini a tavola? Per Valentini, docente all'Università della Tuscia, gli argomenti razionali non bastano. "Per esempio per gli italiani (e non solo) il cibo è un aspetto fondamentale della vita. Proprio per questo proviamo a coinvolgere i nostri interlocutori, creare comunità e momenti conviviali, di condivisione. Crediamo molto anche nella creatività degli chef, vogliamo chef creativi. Penso che, se si divertono a sperimentare – con le verdure, per esempio - possono ottenere risultati sorprendenti. Quindi sono molto fiducioso sulla diffusione di uno stile alimentare migliore, che possa anche aiutare il pianeta".

Droni e intelligenza artificiale per un'agricoltura amica dell'ambiente

Il Forum è stato anche l’occasione per discutere di ‘Agricoltura digitale’, che si basa su un ampio uso della tecnologia per rendere la produzione alimentare più sostenibile. Andrea Renda, ricercatore al Centro Studi Politici europei, è tra gli autori del report presentato a Milano.

"Alcune soluzioni consistono nell'installazione di sensori nel suolo - spiega - per monitorarne le condizioni in ogni momento. Capire come e quando trattarlo, se l’umidità e la temperatura sono corrette...in questo modo si può coltivare con una precisione chirurgica.

Oppure si possono usare i droni per fotografare i campi dall’alto e l’intelligenza artificiale per scegliere i frutti maturi. Ma anche analizzare il terreno e capire esattamente su quale centimetro usare un pesticida, invece di diffonderlo su un’intera coltivazione".

Futuro a portata di mano

Sembrano progetti avveniristici, ma con un po' di organizzazione sono a portata di mano.

"Si può fare anche oggi - è convinto Renda. Immaginate una piccola comunità di agricoltori che decide di unire le forze e usare i droni. Condividendo la spesa si abbattono i costi. Così, ognuno può usare il servizio per mezz’ora al giorno a un prezzo contenuto, inviare i dati per l’elaborazione e ricevere a casa i risultati".

L’agricoltura del futuro deve incontrarsi con la responsabilità individuale del consumatore. Ma per molti partecipanti l’inquinamento e il cambiamento climatico non si possono arrestare senza interventi legislativi dei singoli Stati e dell’Unione europea, che introducano regole chiare.

Guido Barilla al Forum Internazionale su Alimentazione e Nutrizione
Condividi questo articolo

Notizie correlate

Fine anno-Mattarella: giovani, ambiente e coesione nazionale tra i temi affrontati