Da venerdi 22 novembre, Twitter vieta gli spot pubblicitari a sfondo politico. Se per Trump è "l'ennesimo tentativo di censura", il primo banco di prova di questo divieto - politicamente corretto - sarà l'elezione inglese del 12 dicembre...
Basta pubblicità politica su Twitter.
Da questo venerdi, sul social network non sarà più possibile pubblicare inserzioni pubblicitarie a sfondo politico.
Una scelta "politically correct", ma anche un'autoregolamentazione necessaria, per evitare la manipolazione della piattaforma di Twitter, come invece è accaduto ad altri social media.
Il CEO di Twitter, Jack Dorsey, ha commentato: "**Vorremmo che i politici si guadagnassero la fiducia degli elettori, non che la comprassero".
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"C'è bisogno di una regolamentazione"
L'analista Fergus Hay spiega:
"I social media hanno bisogno di una regolamentazione molto forte da parte degli organismi ufficiali, così come sono stati sempre regolamentati i media tradizionali. Se abbiamo un forte impatto normativo, in particolare da parte dell'Unione Europea e dei singoli paesi, allora si può iniziare ad avere un processo democratico equo e aperto che presenti argomenti utili per gli elettori che debbono prendere una decisione".
Zuckerberg la pensa diversamente...
Twitter è l'ultimo gigante social a dotarsi di una regolamentazione interna, dopo Google e dopo Facebook, il cui fondatore Mark Zuckerberg non ha però vietato le pubblicità politiche, spiegando: "In una democrazia, non credo sia giusto che le aziende private censurino i politici".
BoJo, Corbyn e Trump...
La prima prova di quanto possa funzionare o meno questo divieto di Twitter riguarda le elezioni nel Regno Unito, con due candidati molto "social" come Boris Johnson e Jeremy Corbyn,
Il portavoce della Casa Bianca ha commenta: "Ê l'ennesimo tentativo della sinistra di mettere a tacere IL Presidente Trump".