Morales e l'asilo in Messico: in Bolivia è avvenuto un colpo di stato?

Morales e l'asilo in Messico: in Bolivia è avvenuto un colpo di stato?
Diritti d'autore Reuters/Edgard Garrido
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Di Sofia Sanchez ManzanaroMarta Rodríguez
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Dopo l'ammutinamento delle forze dell'ordine il presidente boliviano ha ottenuto asilo, come rifugiato politico, in Messico

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L'ex presidente boliviano Evo Morales ha accettato l'asilo politico in Messico dopo che l'esercito del paese lo ha costretto alle dimissioni al termine di ben 18 giorni di disordini.

Lo storico leader socialista si è dimesso alla fine della giornata di domenica, dichiarando che stava abbandonando la presidenza per provare a liberare la nazione sudamericana dalla spirale di violenza in cui era precipitata dopo le ultime elezioni di ottobre.

Allo stesso tempo, ha denunciato di essere stato vittima di un "colpo di stato", e di essere stato costretto a lasciare la presidenza di fronte alla minaccia di un arresto: una dichiarazione che ha alimentato altri disordini nella popolazione, dove i sostenitori di Evo sono ancora presenti.

In seguito il Messico ha concesso l'asilo politico a Morales, invitando, su Twitter, al "dialogo e alla consultazione". Morales ha poi risposto, sempre sulla piattaforma social, annunciando di avere accettato l'asilo. "Fa male lasciare il paese per motivi politici, ma io ci sarò sempre. Presto tornerò con più forza ed energia", ha chiarito l'ultimo presidente boliviano.

Morales: "Continuer¨ò la mia lotta politico finché vivo"

Morales è arrivato a Città del Messico oggi poco dopo le 11 (le 18 in Italia) a bordo di un aereo militare che l'ha portato nella capitale dopo uno scalo in Paraguay.

Ad accoglierlo ha trovato il ministro degli Esteri Marcelo Ebrard, che nelle ore precedenti ha lavorato assieme alle ambasciate messicane nei vari paesi sudamericani per consentire a Morales di lasciare la Bolivia.

"Finché sarò vivo continuerò a fare politica, finché sarò vivo continuerò la lotta. Siamo sicuri che i popoli del mondo abbiano tutto il diritto di liberarsi", sono state le sue prime parole dopo essere sceso dall'aereo dell'areonautica messicana.

Le dimissioni di Morales, definite dallo stesso un "colpo di stato" hanno diviso i leader politici mondiali. I governi di Venezuela, Cuba, Russia e Siria hanno espresso il loro sostegno a Morales denunciando un colpo di stato orchestrato in Bolivia.

"È un colpo di stato, senza girarci troppo intorno, perché c'è stato un ultimatum dell'esercito e la polizia si è sollevata", l'opinione dell'ex presidente uruguayano, José Mujica. "Anche quando sono state annunciate nuove elezioni, la macchina del colpo di stato non si è fermata".

"Abbiamo visto leader politici mondiali, non solo sudamericani, riconoscere un colpo di stato in Bolivia", ha detto a Euronews Marcelo Arequipa, esperto boliviano di scienze politiche. Tra i politici europei troviamo quello laburista britannico Jeremy Corbyn o il leader spagnolo dei Podemos Pablo Iglesias.

Arequipa sostiene che, da un punto di vista accademico, quello che è successo in Bolivia è un colpo di stato. "Chi è in possesso di carri armati e armi non può, secondo la legge, imporre a un civile di dimettersi".

Secondo l'esperto, gli eventi concidono con la definizione di colpo di stato: un evento in cui "coloro che controllano l'uso della repressione e della violenza si ribellano contro il potere costituito".

Allo stesso tempo Arequipa non manca di sottolineare come questo colpo di stato sia arrivato al termine di una crisi e di una rivolta popolare che invocava le dimissioni di Morales.

Reuters/DAVID MERCADO

Un colpo di stato sostenuto dalla società civile?

L'Organizzazione degli Stati Americani (OSA) ha dichiarato, domenica, che le elezioni dovrebbero essere annullate a causa di "chiare manipolazioni" riscontrate nel sistema di voto che ha messo in discussione la vittoria di Morales, con un vantaggio di soli 10 punti sul principale rivale centrista Carlos Mesa. Se il margine di vittoria fosse stato un punto in meno, sarebbe stato necessario il ballottaggio.

Morales ha vinto le elezioni il 20 ottobre e avrebbe dovuto cominciare il suo quarto mandato. Tuttavia, le voci di frodi elettorali hanno messo in ombra da subito la vittoria del leader di sinistra, giudicata controversa.

Cronologia | Perché i boliviani mettono in dubbio la vittoria di Evo Morales

Il paese ha vissuto 18 giorni di intense proteste contro il presidente, culminate nell'ammutinamento della polizia in alcune delle principali città del paese.

In uno dei centri amministrativi della Bolivia, La Paz, la polizia ha letto un manifesto davanti alla sede del governo: "La polizia non serve nessun partito politico, per questo si unisce alla lotta del popolo".

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Il leader dell'opposizione venezuelana Juan Guaidó, ha descritto il cambiamento politico nel paese vicino come una "tempesta democratica". Inoltre, contraddicendo la storia di Morales, la polizia boliviana ha negato che ci sia un mandato di arresto, come l'ex presidente ha affermato su Twitter.

"Voglio far sapere alla popolazione boliviana che non esiste un mandato d'arresto per funzionari statali come Evo Morales e i suoi ministri di gabinetto", ha detto il comandante della polizia nazionale Yuri Calderón ai media locali.

Dopo le dimissioni di Morales, La Paz è stata scossa da violenti scontri con edifici dati alle fiamme. Le bande si aggirano per le strade, saccheggiando le imprese e dando fuoco alle proprietà. Waldo Albarracin, figura di spicco dell'opposizione e accademico, ha twittato che la sua casa era stata bruciata da sostenitori di Morales.

Migliaia di sostenitori dell'ex presidente, infine, lunedì hanno marciato verso l'assemblea legislativa.

Le differenze con il Venezuela

Lo scorso gennaio, Guaidó si è proclamato presidente venezuelano e ha liberato il leader dell'opposizione incarcerato Leopoldo López, in quello che il presidente Maduro ha descritto come un colpo di stato sostenuto dagli Stati Uniti. Tuttavia, Guaidó ha negato le accuse di colpo di stato a Euronews, dichiarando che "il suo movimento era composto da volontari pacifici".

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Guaidó si è affidato solo a un piccolo gruppo militare e non aveva il controllo di tutte le forze di sicurezza. "In Venezuela, troviamo una situazione diversa, con gran parte della polizia e dell'esercito che non hanno mai smesso di sostenere Maduro", spiega Arequipa.

L'esperto ha anche osservato che l'esito delle dimissioni di Morales potrebbe dare nuovo slancio al partito di opposizione in Venezuela per cercare nuovamente di prendere il potere.

Morales, ex pastore di lama e primo presidente indigeno del paese, è leader da quasi 14 anni ed è uno dei volti più influenti del bolivarismo. Le sue dimissioni potrebbero avere un impatto importante in Venezuela, poiché Morales è l'unico leader della regione che ha sempre manifestato apertamente il suo sostegno a Maduro.

"Morales è stato un fermo sostenitore di Chávez e ora del governo di Maduro e ha criticato gli Stati Uniti e l'UE per le loro sanzioni", ha detto Tim Gill, un esperto del Venezuela presso l'Università della Carolina del Nord a Wilmington.

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