Migranti: corridoi umanitari contro l'inferno delle carceri libiche

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Circa 2000 persone sono arrivate quest'anno in Italia attraverso i corridoi della chiesa cattolica. Oliviero Forti (Caritas): "Un modo per sensibilizzare i governi all'apertura di canali legali"

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Oltre 2mila migranti sono arrivati quest'anno in Italia attraverso i corridoi umanitari, un "percorso legale virtuoso che tutela la vita umana".** È scritto nel rapporto pubblicato dalla Caritas sull'impatto della migrazione in Europa** e le risposte dei principali Paesi Ue. Mentre l'Unione europea è ancora incapace di assicurare "canali legali" per la migrazione, l'Italia - si legge nel rapporto - guida gli Stati membri nell'attuazione di questa buona prassi, seguita da Francia e Belgio.

Qui la versione integrale del rapporto

Il primo rapporto sui corridoi umanitari lanciato in Italia dalla Caritas vuole essere uno strumento che dimostra quanto attraverso vie sicure e legali si possano mettere fuori gioco i trafficanti di esseri umani e si salvino migliaia di vite rendendo servizio all'insieme delle società. La chiesa cattolica e la comunità di Sant'Egidio, sono tra i finanziatori del meccanismo. 

**Oliviero Forti, **responsabile delle politiche migratorie della Caritas intervistato da Paolo Alberto Valenti, ha sottolineato che "Il corridoio umanitario dà  un senso di sicurezza a chi deve accogliere e dall'altro lato dà un'opportunità reale di vita a chi arriva nel nostro Paese (...) La chiesa italiana e altre chiese europee stanno sperimentando i corridoi umanitari con l'intento di sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni su un tema strategico: quello dell'apertura di canali legali d'ingresso che potrà essere efficace solo quando i governi decideranno di aprire, non a cento persone ma a migliaia, garantendo una mobilità sicura per tutti".

La maggior parte dei migranti attraversano difficoltà estreme, spaventose violazioni dei diritti umani e la crescente minaccia di rimanere intrappolati dalle guerre.

Corridoi umanitari, una soluzione che evita le morti in mare

Un gruppo di 54 rifugiati vulnerabili è stato oggi trasferito in Italia martedì dal Meccanismo di Transito di Emergenza (Emergency Transit Mechanism, ETM) e aree urbane in Niger. L’operazione di oggi è stata cofinanziata dalla Commissione europea nell’ambito della Misura Emergenziale FAMI “Life saving assistance through humanitarian evacuations from Libya and Niger to Italy”.

Il gruppo, che è atterrato a Roma intorno alle 17 ora locale, proviene da Eritrea, Etiopia, Somalia e Sudan. Tra le persone arrivate ci sono 23 minori, 13 dei quali non accompagnati o separati. La maggior parte dei rifugiati è reduce da una lunga detenzione in Libia, dove ha dovuto affrontare condizioni terribili, spaventose violazioni dei diritti umani e la crescente minaccia di essere coinvolti nelle ostilità.

“I rifugiati in Libia continuano a vivere una situazione terribile, affrontando difficoltà enormi per sopravvivere”, ha dichiarato Vincent Cochetel, Inviato Speciale dell’UNHCR per il Mediterraneo centrale. “Accogliendoli in Niger, e permettendo loro di proseguire il viaggio verso l’Italia, entrambi i Paesi hanno dimostrato un’eccezionale solidarietà verso i rifugiati. Tuttavia, altre migliaia di persone hanno bisogno dello stesso sostegno".

Si tratta della seconda evacuazione umanitaria dal Niger all’Italia effettuata dall’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, dopo che un primo gruppo di 51 persone era stato evacuato nel novembre dello scorso anno.

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