Massacro dei mormoni: in Messico arriva l'FBI, è guerra ai "narcos"

Parenti delle vittime osservano sgomenti uno delle auto carbonizzate.
Parenti delle vittime osservano sgomenti uno delle auto carbonizzate. Diritti d'autore REUTERS/Jose Luis Gonzalez
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Di Cristiano Tassinari
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Opinione pubblica ancora sottochoc, in Messico e Stati Uniti. La strage della famiglia di mormoni americani LeBarón, sei bambini e tre donne, ha scatenato la reazione del governo messicano contro i "cartelli" della droga. E Trump manda l'FBI in Messico.

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Opinione pubblica ancora sottochoc, in Messico e Stati Uniti.

La strage della famiglia di mormoni LeBarón (con doppio passaporto, messicano e americano), sei bambini e tre donne, avvenuta sulla strada di Rancho de La Mora, al confine tra gli Stato messicani di Sonora e Chihuahua, ha lasciato un segno indelebile.

Ora, da parte del Presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, è guerra dichiarata ai "cartelli" della droga, i "narcos", che controllano una parte del territorio messicano, dove spesso non azzardano ad avventurarsi nemmeno le forze dell'ordine.

La Polizia avrebbe, comunque, posto in stato di fermo un uomo, che sarebbe coinvolto nella strage.

REUTERS/Jose Luis Gonzalez

Uccisi per errore? Qualcuno dice si, altro dicono no

Un video pubblicato sui social media mostra i resti carbonizzati di un auto crivellata di fori di proiettile: le vittime sono bruciate vive nel rogo appiccato dal commando di assassini.

Secondo gli inquirenti, all'origine del massacro della famiglia LeBarón è possibile uno scambio di identità. Cioè: uccisi per errore.

Un familiare, Austin Cloes, avanza dei dubbi.

"Sono stati attaccati da un cartello della droga. Non sappiamo chi è stato, se sono stati presi di mira o sono solo finiti casualmente nel fuoco incrociato di una guerra tra i narcos.
In realtà non sappiamo molto.
Sappiamo solo che sono morti in nove. Nove dei nostri familiari".
Austin Cloes
Familiare delle vittime
Austin Cloes, familiare delle vittime.

Secondo un altro familiare, molto più prossimo, Adrián LeBarón, la strage è tutt'altro che un errore o un equivoco.

Padre di Rhonita Maria Miller e nonno di quattro nipoti morti nell'assalto dei "narcos", l'uomo ammette: "Avevamo ricevuto minacce da parte del crimine organizzato".

La famiglia LeBarón era nota per le sue posizioni anti-violenza.

Altri otto componenti della famiglia, tra cui diversi bambini, sono stati trovati vivi dopo essere fuggiti dai loro mezzi e nascosti dove hanno potuto, ma almeno cinque di loro avevano ferite da arma da fuoco. Sono stati trasportati negli Stati Uniti d'urgenza.

"Cancelliamo i cartelli della droga dalla faccia della Terra"

In un tweet il Presidente americano Donald Trump ha scritto:
"Questo è il momento per il Messico, con l'aiuto degli Stati Uniti, di fare la guerra ai cartelli della droga e cancellarli dalla faccia della Terra".

No all'esercito americano, si all'FBI

Il Presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, dopo una telefonata con Trump martedi sera, ha rifiutato l'offerta della Casa Bianca per l'invio dell'esercito, ma ha accettato la collaborazione dell'FBI nelle indagini sulle nove vittime americane (con passaporto messicano), rivendicamendo, tuttavia, l'autonomia giudiziaria messicana sul caso.

Nonostante le parole di Adrián LeBarón, il ministro della Sicurezza messicano, Alfonso Durazo, è convinto che per il massacro della famiglia LeBarón si è trattato di "un errore" e il convoglio di mezzi della famiglia mormone è stato scambiato per un altro gruppo armato.

Il Procuratore di Chihuahua, Cesar Augusto Peniche, ha confermato, indicando che "gruppi di criminali si affrontano spesso in questa zona".

Andrés Manuel López Obrador, Presidente del Messico.

Risorse addizionali per questo articolo • AFP

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