In diretta tv, il Presidente del Libano, Michel Aoun, invoca l'unità nazionale per uscire da una crisi socio-economica e politica sfociata in tre settimane di manifestazioni in tutto il paese. Ma per formare il nuovo governo serve il beneplacito delle milizia sciita Hezbollah.
BEIRUT (LIBANO) - L'intervento del Presidente Michel Aoun, in diretta televisiva, non placa le proteste in Libano, anzi: le incancrenisce.
È la terza settimana di manifestazioni nel paese dei cedri, al centro di una crescente tensione socio-economica, acuita dal caro-vita e dalla sfiducia nei confronti dei politici.
A Beirut e in altre città, alcune strade restano bloccate dai manifestanti, le scuole sono ancora chiuse.
Nella notte, un gruppo di attivisti ha preso d'assalto la sede dell'associazione delle banche libanesi, ritenute responsabili della crisi economica e della svalutazione della lira libanese rispetto al dollaro.
Nel giorno del terzo anniversario della sua presidenza, Michel Aoun dichiara:
Verso un nuovo governo, con il beneplacito di Hezbollah
Dopo le dimissioni del premier sunnita **Saad Hariri - definite dal **Presidente Aoun (un cristiano) "una perdita di tempo" - lo stesso Aoun non ha ancora avviato le consultazioni per il nuovo governo.
Per uscire dalla crisi, lo stesso premier dimissionario Hariri si è proposto per guidare un esecutivo tecnico, ma il ministro dell'interno sunnita Raye al-Hassan sembra il candidato più forte, ammesso che ottenga il via libera dalla milizia sciita Hezbollah (il "Partito di Dio"), autentico stato nello stato.
È stato proprio Hezbollah a rivendicare, due notti fa, l'abbattimento del drone israeliano, colpito e precipitato nel sud del Libano, nella zona di Nabatiye.
"Resteremo nelle strade"
E, intanto, le proteste di piatta continuano.
Dice una residente di Beirut, Mayssa al-Riz:
"Noi, nelle strade, speravamo che il Presidente Aoun dimettesse. Ma non si è dimesso. Non so dove stiamo andando, quali saranno i prossimi passi che faremo, ma quello che è certo è che resteremo per le strade fino a quando le nostre richieste non saranno accolte".