Siria, giornata campale. Erdogan incontra Putin, Assad visita le sue truppe

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Di Cinzia Rizzi
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Bilaterale a Sochi tra i due presidenti, con il Capo di Stato turco che annuncia, nella giornata in cui scade il cessate il fuoco: "Continueremo l'offensiva se i curdi non si ritieranno"

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La Turchia non ha intenzione di fare passi indietro e ritirare le proprie truppe, anzi. Il presidente Recep Tayyip Erdogan - in visita a Sochi, per un incontro con il suo omologo russo Vladimir Putin - ha fatto sapere che l'offensiva turca nel nord-est della Siria continuerà, se le milizie curde dello Ypg non dovessero abbandonare la zona.

"Le nostre istituzioni stanno monitorando da vicino la situazione sul campo. Se le promesse degli Stati Uniti non saranno mantenute, la nostra operazione militare ricomincerà esattamente da dove l'abbiamo lasciata, questa volta con una determinazione maggiore", ha dichiarato prima di partire alla volta della Russia.

Elicotteri russi all'aerodromo militare di Tabka

Sul tavolo a Sochi, la situazione in Siria, nella giornata in cui scade il cessate il fuoco concordato con Washington. La Turchia vuole una cosiddetta zona di sicurezza, estesa su tutto il confine per 440 chilometri (vedi foto sotto). Le forze curde hanno già abbandonato Ras al-Ain, ma Erdogan vorrebbe lo sgombero anche della zona dove ora si trovano le forze governative siriane, spalleggiate dalla Russia, nei pressi di Raqqa, ex roccaforte dello Stato Islamico.

Una mossa che non sembrerebbe all'ordine del giorno per Mosca, visto l'arrivo proprio oggi di elicotteri delle Forze aerospaziali russe, all'aerodromo militare di Tabka, vicino a Raqqa. "Il nostro compito è garantire la massima sicurezza del campo d'aviazione, per proteggerlo da possibili attacchi", ha spiegato il comandante dell'unità dell'esercito siriano, impegnata nella vigilanza della struttura, ex base militare statunitense.

Qual è la posta in gioco?

Euronews ha intervistato esperti di politica internazionale per capire perché quest'incontro è fondamentale. "La Russia è l'attore principale, perché è l'unico Paese che parla ai vari attori in campo", spiega Julien Barnes Dacey, direttore del Middle East & North Africa Programme al Consiglio europeo. "Putin è riuscito ad avere ottimi rapporti sia con Assad che con la Turchia. E ora offre ai curdi l'unico modo, forse, per mediare tra questi due attori". Secondo Barnes Dacey, i russi stanno in un certo senso "riempiendo il vuoto lasciato dalla partenza degli Stati Uniti". 

Abbiamo sentito anche l'esperto russo Dmitry Suslov, del Valdai Discussion Club, che ci ha detto: "Erdogan deve ottenere il consenso della Russia per le sue operazioni militari, più precisamente per l'instaurazione del controllo turco lungo il confine, dato che non vuole interrompere le relazioni con la Federazione Russa". Ankara non vuole uno scontro aperto con Mosca e neanche con Damasco, sempre secondo Suslov.

Assad sul fronte a Idlib

In questa giornata campale, il presidente siriano Bashar Al Assad ha visitato le truppe governative, in prima linea nella provincia di Idlib, zona ancora in mano a ribelli e jihadisti. "Erdogan è un ladro, ci ruba la terra", ha attaccato il Capo di Stato. Si tratta della prima visita di Assad dall'inizio della guerra nel 2011, in questa regione.

Intanto i combattenti curdi continuano a piangere le proprie vittime. Secondo gli attivisti per i diritti civili, circa 250 combattenti curdi e 200 turchi hanno già perso la vita in battaglia, oltre a 120 civili. Secondo la Turchia, invece, sono stati uccisi 750 terroristi e nessun civile.

REUTERS/Muhammad Hamed
Funerali di tre vittime del conflitto, a Qamishli, SiriaREUTERS/Muhammad Hamed
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