In Iraq massacro di manifestanti

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Di Alberto De Filippis
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Gli iracheni sono stufi della corruzione del governo. Chiedono servizi basici che l'esecutivo non fornisce

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È salito ad oltre 100 morti il bilancio delle proteste che insanguinano l'Iraq. Ormai le forze della sicurezza stanno sparando contro i manifestanti nonostante il coprifuoco imposto dal premier Adel Abdul Mahdi.

Le proteste, che da Baghdad sono arrivate anche al sud, sono contro il governo accusato di corruzione e contro gli alti tassi di disoccupazione, oltre che per chiedere maggiori servizi di base, sono partite dai quartieri a maggioranza sciita della capitale per poi estendersi nel resto del Paese. Le autorità irachene hanno imposto il coprifuoco anche a Najaf e nel governatorato di Maysan, nel sudest.

Le forze di sicurezza nella capitale irachena Baghdad hanno sparato pallottole reali contro i manifestanti che sfidavano il coprifuoco.

I manifestanti sembrano sprovvisti di una leadership organizzata, hanno raggiunto il numero più consistente da quando, un anno fa, Adel Abdul Mahdi è diventato primo ministro. L'incapacità del governo a fornire i servizi minimi non ha fatto che aumentare la rabbia e coagularla fra i gruppi etnico-religiosi.

Il paese è isolato anche su internet. L'accesso alla rete è stato bloccato nei tre quarti del territorio nazionale, come deciso dai principali operatori di telefonia Earthlink, Asiacell e Zain. Tutto oscurato ad eccezione del nord che comprende il Kurdistan autonomo. I manifestanti hanno riferito di non riuscire più a postare sui social le foto delle proteste e gli slogan all'origine della contestazione.

Il presidente del Parlamento iracheno, Mohammed al-Halbusi, ha invitato i rappresentanti dei manifestanti che da giorni protestano contro il governo ad andare in Parlamento per discutere delle loro richieste, ma finora i cadaveri continuano ad accumularsi nelle strade.

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