Mafia: Berlusconi, la vicenda delle indagini che lo coinvolgono

Mafia: Berlusconi, la vicenda delle indagini che lo coinvolgono
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Di Simona Zecchi
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L'ex premier non deporrà in qualità di teste del senatore Marcello dell'Utri

Berlusconi indagato (notizia vecchia ma ora è ufficiale)

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Adesso è ufficiale: Silvio Berlusconi è indagato nel procedimento aperto dalla procura di Firenze sulle stragi mafiose del 1993 avvenute nel capoluogo toscano, a Roma e a Milano, e del 94 (nello specifico l'attentato a Totuccio Contorno). La certificazione è stata depositata la mattina del 25 settembre nella cancelleria della Corte d'assise d'appello di Palermo, che sta celebrando il giudizio di secondo grado sulla trattativa Stato-mafia. Nell'ambito di questo processo, l'ex premier era stato citato come teste della difesa del senatore, Marcello Dell'Utri. Non è chiaro, né nessun pm lo conferma o nega, se rispetto alla notizia del 2017, in cui si parlava di indagine per Berlusconi e Dell'Utri per entrambi gli anni 92-93, Berlusconi sia ancora indagato anche a Caltanissetta che si occupa del solo anno 1992. E' ovvio come i procedimenti siano legati.

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Da testimone a indagato di reato connesso, dunque: appurata la veste giuridica in cui avrebbe dovuto presentarsi, Berlusconi può adesso avvalersi della facoltà di non rispondere. Convocato per il 3 ottobre, aveva già declinato l'invito, sostenendo di non poter essere presente in quella data per via di impegni istituzionali al Parlamento europeo. Il 3 ottobre a testimoniare sarà Antonio Di Pietro, tra i teste chiamati in aula.

Berlusconi e Mafia: le altre indagini

Dopo l'archiviazione, l'inchiesta su Berlusconi e Dell'Utri, aperta due volte già - la prima volta nel 1996 e poi nel 2011 -, è stata nuovamente riaperta nel 2017 (senza che la procura di Firenze confermasse l'indiscrezione diffusa via stampa) in seguito alle intercettazioni in carcere dei colloqui del boss di Brancaccio, Giuseppe Graviano, con il camorrista Umberto Adinolfi. Il mafioso si riferiva al leader di Forza Italia come coinvolto nel patto do-ut-des con Cosa Nostra nel periodo delle stragi 1992-93: "Quando ha iniziato negli anni '70 ha iniziato con i piedi giusti, mettiamoci la fortuna che si è ritrovato ad essere quello che è. Quando lui si è ritrovato un partito così nel '94 si è ubriacato e ha detto 'Non posso dividere quello che ho con chi mi ha aiutato'. Pigliò le distanze e ha fatto il traditore". Ma sono solo alcuni degli stralci di conversazione acquisiti dalla procura, altri -pure acquisiti- sono oggetto di dibattito per le parole non troppo chiare riferite da Graviano. Le intercettazioni in carcere del boss Giuseppe Graviano che assegna, parlando con un codetenuto, a Silvio Berlusconi il ruolo di ispiratore delle stragi mafiose del '92 e del '93 furono tra l'altro inviate dalla Procura di Palermo anche ai colleghi di Caltanissetta. Ecco perché è ragionevole concludere che è possibile sia aperta una analoga indagine sull'impreditore anche a Caltanissetta.

Tra i reati contestati dalla Procura di Firenze all'ex Premier Silvio Berlusconi c'è anche il fallito attentato al giornalista Maurizio Costanzo, che il 14 maggio '93 sfuggi all'esplosione di un'autobomba a Roma.

I due procedimenti, Firenze e Palermo, sono collegati tra loro - come anche gli stessi difensori di Berlusconi riferiscono - in quanto la tesi è che le stragi del '93 siano state fatte proprio per accelerare la trattativa tra pezzi dello Stato e la mafia. Per ora non si parla delle stragi Falcone e Borsellino, che pure sono avvenute nel 1992. L'ultima parola spetta però alla Corte d'assise d'appello che, sentita anche la Procura generale, potrebbe pronunciarsi sul punto già all'udienza di oggi 26 settembre o al massimo nell'udienza del 3 ottobre..

I legali di Dell'Utri ritengono infatti che la questione andrebbe sanata essendo l'esame di Berlusconi "una logica conseguenza dalla qualifica di persona offesa attribuita al medesimo nella sentenza impugnata in quanto destinatario finale della 'pressione o dei tentativi dipressione' di Cosa nostra".

"Siamo certi che - affermano poi i legali di Silvio Berlusconi - come già nelle precedenti occasioni tale ipotesi non potrà che risolversi in un'archiviazione. Così è stato a Palermo, a Caltanissetta e nel passato anche proprio a Firenze. Gli elementi asseritamente nuovi che hanno comportato la riapertura delle indagini, unitamente al materiale già acquisito, non potranno che condurre alla già richiamata archiviazione".

I pm fiorentini, come menzionato sopra, già nel 1996 avevano indagato Berlusconi per le stragi del '93. L'inchiesta era stata archiviata nel 1998. Nel 2009, grazie alle rivelazioni del pentito Gaspare Spatuzza, venne aperta una seconda inchiesta che fu archiviata nel 2013. L'ultima è appunto quest'altra nuova inchiesta, aperta due anni fa, e di cui si ebbe notizia il 31 ottobre del 2017.

Stragi falcone e Borsellino

A parlare del presunto coinvolgimento nelle questioni mafiose, che hanno poi portato alle stragi, non è stato soltanto Graviano, intercettato senza che sapesse di esserlo e dunque parlando a ruota libera, ma anche alcuni collaboratori. Uno di questi è stato Salvatore Cancemi che in quattro udienze aveva affermato che "nel contesto temporale del giugno '92, Riina si assunse la responsabilità di uccidere Paolo Borsellino". Riina in quel momento - secondo Cancemi - citava Berlusconi e Dell'Utri come "soggetti da appoggiare ora e in futuro e rassicurava che fare quella strage sarebbe stato un bene per tutta Cosa Nostra". Parole queste riferite dal pm Nino Di Matteo davanti alla Commissione parlamentare antimafia nel 2017. Fu infatti a seguito di queste parole del Cancemi che proprio Di Matteo e il procuratore Luca Tescaroli chiesero al procuratore Tinebra che venissero iscritti per concorso in strage Berlusconi e dell'Utri. Il riferimento è alla prima inchiesta aperta sui due fondatori di Forza Italia, in cui per tutela delle indagini, i nomi di Berlusconi e Dell'Utri furono sostituiti con le lettere Alfa e Beta.

Guarda il servizio intervista al pm Luca Tescaroli dello scorso maggio 2019

Le archiviazioni, è bene ricordarlo, costituiscono per se stesse delle sentenze, nelle quali possono ascriversi notizie di reato che in successive indagini possono essere approfondite se nuovi elementi spuntano. E per i reati di strage e gli omicidi non c'è prescrizione.

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