I chavisti tornano in parlamento

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Di Alberto De Filippis
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Show dei deputati autoesiliati. La prima mossa è chiedere un'indagine contro Juan Guaidó

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Dopo quasi due anni e mezzo di autoesilio i deputati chavisti tornano ad occupare i loro scranni al parlamento venezuelano. Lo hanno fatto 38 su 55 di loro.

I membri del cosiddetto Gran Polo Patriottico, lasciarono il parlamento dopo la vittoria dell'opposizione alle elezioni del 2017. Allo stesso tempo è nata l'Assemblea costituente che, da organismo creato per riscrivere la costituzione, è diventato un parlamento parallelo, visto che il chavismo ha messo fuorilegge l'Assemblea Nazionale.

L'atto del regime, come esempio di buona volontà dopo il dialogo aperto con alcuni partiti minoritari dell'opposizione.

Uno dei chavisti di punta, Francisco Torrealba, dice: "Questa è una opportunità per il dialogo e per dare l'esempio al nostro paese". Frasi che suonano contraddittorie visto che il parlamento venezuelano è ancora virtualmente fuorilegge e i deputati non percepiscono lo stipendio.

E in nome del dialogo i chavisti hanno subito chiesto l'apertura di un'inchiesta parlamentare contro Juan Guaidò dopo la divulgazione delle foto che lo vedono assieme a noti paramilitari colombiani alla frontiera. La iniziativa è stata bocciata e lo stesso Juan Guaidó ha celebrato, nonostante tutto il ritorno dei chavisti nell'emiciclo.

Juan Guaidó: "Mi rallegro del fatto che questo, unico spazio legittimo di dibattito, ospiti oggi anche la vostra frazione di deputati, avete immunità e noi la rispettemo".

Un saluto lo ha anche dato il vicepresidente del Parlamento Edgar Zambrano, recentemente rilasciato dopo oltre 4 mesi in carcere che ha dato ai deputati il benvenuto. Nel drappello mancavano figure chiave del chavismo come Diosdado Cabello, oggi presidente dell'Assemblea Costitente, e la first lady Cilia Flores. Il resto dell'opposizione continua a ritenere che questa sia l'ennesima tattica del chavismo per prendere tempo.

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