Ue, Dimitris Avramopoulos sull'immigrazione:"Abbiamo bisogno di meccanismi permanenti"

Ue, Dimitris Avramopoulos sull'immigrazione:"Abbiamo bisogno di meccanismi permanenti"
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Di Méabh Mc MahonEuronews
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Per Global Conversation la nostra corrispondente Méabh Mc Mahon ha incontrato il Commissario europeo uscente per l'immigrazione, Dimitris Avramopoulos. Un bilancio su quanto fatto e quali gli impegni che spettano alla prossima legislatura.

Nella nuova Commissione Europea, che da qui a 5 anni sarà presieduta dalla presidente Ursula von der Leyen, a gestire la questione dei migranti, uno dei temi politicamente più tossici e divisivi degli ultimi cinque anni, sarà un commissario che dovrà occuparsi della Protezione dello stile di vita europeo. E' l'incarico che, con un nuovo titolo applicato alla sua commissione, dovrà assumersi il greco Margaritis Schinas, uno degli otto vicepresidenti appena nominati.

A lasciare invece la direzione che nell'Unione europea, con la guida di Jean Claude Juncker, si è occupata di immigrazione è un altro greco, Dimitris Avramopoulos, che per Global Conversatio****n fa un bilancio di quanto da lui gestito negli ultimi cinque anni, oltre a riflettere su quale saranno le prossime sfide per il nuovo esecutivo europeo.

Come ha gestito l'Unione europea il tema dell'immigrazione (secondo Dimitris Avramopoulos)

Andando indietro nel 2014, agli inizi del suo lavoro con il Parlamento europeo, lei ha affermato che l’agenda dell’immigrazione per la politica europea avrebbe rappresentato un test cruciale per la legittimazione dell’Europa. Pensa che la Commissione abbia raggiunto quell’obiettivo?

"Non siamo dove eravamo cinque anni fa e questo sta a significare che ci siamo riusciti. I flussi sono diminuiti, i nostri confini sono stati protetti meglio. Abbiamo approntato nuovi meccanismi e abbiamo rafforzato le agenzie esistenti come Europol e Frontex. E la stessa Frontex non è ciò che era prima. È molto difficile convincere 28 paesi membri a cooperare, prima di tutto, ma, anche, fidarsi l’uno con l’altro è difficile. Questo è uno dei maggiori problemi  che ha davanti a sé l'Unione europea oggi"

A proposito dell’agenzia Frontex, nel budget del 2020 si prevedono più di 100 milioni di euro, quindi per fornire più agenti ai confini. Non è un pò come se l’Europa divenisse una fortezza? E se sì,  è una risposta diretta ai governi europei e ai loro elettori?

*L'Europa non sarà mai una fortezza. Le ricordo qualcosa: la prima volta in assoluto in cui fu usata questa parola fu nel 1933, da Hitler. Non vogliamo questo tipo di Europa, ma allo stesso tempo, dobbiamo proteggere i nostri confini. Ci troviamo in un momento cruciale ora. Jean Claude, già 3 anni fa aveva detto che stavamo attraversando tempi di importanza cruciale per le nostre esistenze. Certo è vero: l’avanzata dei populismi e dei nazionalismi rappresenta una grande minaccia. Hanno guadagnato terreno."

Il rapporto con gli Stati membri nella gestione dell'immigrazione: focus sull'Italia

Lei non pensa che se la questione dell’immigrazione fosse stata gestita con politiche diverse, migliori, non ci sarebbe stata quest’onda nazionalista nelle scorse elezioni europee in Paesi come Belgio, Italia, Polonia e Ungheria?

"Lei si trova ora nello stesso ufficio in cui sono state approntate sin dall’inizio tutte le iniziative in merito. Abbiamo considerato tutto ciò che dovevamo. Volevamo fornire supporto agli Stati membri di frontiera e allo stesso tempo prevenire arrivi irregolari verso l'Europa centrale. Non è stato facile, devo ammettere, cercare di mettere d’accordo i diversi approcci esistenti nelle politiche nazionali (che ancora prevalgono). Quindi, se da una parte la politica europea gestisce i problemi pensando a tutti gli Stati membri, dall’altra abbiamo a che fare con alcuni Stati in cui prevale una linea dura. C’è una differenza fra Stati membri e governi, e non dobbiamo mai dimenticare che i governi vanno e vengono."

Ecco, a proposito, mi porta a parlare dell’Italia. Ora è un Paese con un nuovo governo e nuovo governo equivale a dire nuove politiche. Quali sbagli ha commesso la commissione nell’affrontare il precedente governo italiano con Matteo Salvini come Ministro dell’Interno?

"Si tratta di un qualcosa che riguarda la politica interna italiana. Temo che la maggior parte degli italiani si sia fatta convincere da slogan politici molto facili da brandire. Con Salvini, devo dirle però che mano a mano ho visto un cambiamento: il suo primo approccio è stato anti-europeo per poi cominciare ad articolare un approccio verbale più amichevole verso l’Europa. Cosa sta avvenendo in Europa devono giudicarlo gli italiani".

Matteo Salvini è la stessa persona che ha criminalizzato le ONG e i loro comandanti perché salvano delle vite umane in mare. Persone come Carola Rackete a esempio, lei pensa che sia un’eroina o che sia una criminale?

"Bhe, io direi che Carola Rackete stesse portando a termine il suo dovere.. basato su dei principi morali. E bisogna sempre rispettare chi fa il suo dovere credendo a dei principi. Credo anche che quanto successo non dovrà più ripetersi in futuro".

Il nuovo patto di Dublino e la necessità di meccanismi permanenti condivisi

Secondo lei la risposta europea si è basata sull’emergenza del momento, a seconda della nave, o del tipo di crisi?

"Ho detto più volte che abbiamo bisogno di meccanismi permanenti. Sto spingendo molto in questa direzione. Non possiamo certo andare avanti in questo modo. Tutti gli Stati membri devono capire che è arrivato il momento di adottare un meccanismo permanente. E a proposito di questo, voglio fare cenno agli sforzi da noi fatti per adottare il cosiddetto nuovo regolamento di Dublino, che è molto importante. Voglio essere sincero con lei. Le posizioni di alcuni governi mi hanno molto infastidito. E alcuni pensano che questo sia un problema del Sud Europa soltanto, che non li riguardi. Non è così. Stiamo cercando di adottare una strategia per tutta Europa."

E Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione europea entrante, ha garantito che ci sarà una riforma del trattato di Dublino. Ritiene questa una missione impossibile o meno?

"Nessuna missione è impossibile a meno che non siamo noi a renderla tale. Tocca al nuovo esecutivo della Commissione europea articolare un forte linguaggio politico e convincere gli Stati membri. Il futuro dell’Europa sarà in pericolo se non riusciremo a fornire soluzioni permanenti sull’immigrazione."

Brexit e l'Unione europea

Commissario, l’anno scorso mentre Angela Merkel stava parlando  durante una sessione del parlamento, Nigel Farage si è alzato per ringraziarla per il suo contributo alla Brexit riguardo alla politica d’apertura avuta nel 2015. Cosa ne pensa?

"Vuole che faccia un commento sul commento di Farage?? Non lo farò visto che io credo che il suo ruolo in Europa, e soprattutto il ruolo del suo Paese, sia un ruolo molto negativo. Su questo certo dovranno giudicare gli storici un giorno. Sono due i tipi di politici e leader presenti nella nostra storia che potranno essere ricordati: quelli che distruggono e quelli che costruiscono"

I rapporti fra Unione europea e Turchia

Un ultimo tema che volevo toccare riguarda la dichiarazione fra Unione europea e Turchia e le ultime minacce di Erdogan sull’apertura delle frontiere. Cosa significa questo per i rapporti tra Unione europea e Turchia?

"Voglio essere chiaro. La dichiarazione emanata dall' Unione europea e la Turchia dovrebbe restare in piedi. Questa collaborazione dovrebbe essere mantenuta e rafforzata in futuro.. Ma, per quello che credo io, senza che la si utilizzi come mezzo di pressione o di negoziazione."

Risorse addizionali per questo articolo • Edizione italiana a cura di Simona Zecchi

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