La conclusione dopo un'indagine tra i profughi della minoranza musulmana birmana perseguitata in patria
Hanno visitato i campi profughi di Thailandia, Bangladesh, Malesia. Hanno parlato con tante persone appartenenti alla minoranza birmana dei Rohingya, perseguitata in patria, e alla fine gli ispettori dell'ONU hanno concluso: l'esercito birmano ha usato lo stupro contro le donne Rohingya sistematicamente. Per questa e altre ragioni, non ci sono le condizioni perché i rifugiati tornino in Mynmar.
Per Radhika Coomaraswamy, membro della commissione d'indagine ONU sul Myanmar: "Nello stato del Rackine ci sono alcuni casi di violenza sessuale ma non del genere visto contro i Rohingya. Questo ci riporta alla più ampia discussione sul genocidio - ha aggiunto - Perché così tanti stupri contro un gruppo e non verso altri? Noi crediamo che nel caso dei Rohingya ci fosse davvero l'intento di distruggerli, cacciarli, farli fuggire".
Dopo che l'esercito della Birmania, Paese a maggioranza buddista, nel 2017 ha lanciato l'offensiva maggiore contro la minoranza musulmana dei Rohingya, 700mila persone sono state costrette a lasciare il loro Paese, migliaia di donne stuprate, di persone uccise, interi villaggi distrutti.
L'ONU l'anno scorso ha chiesto di processare i generali birmani per genocidio.
Intanto Bangladesh e Myanmar si sono accordati per il rimpatrio di alcuni rifugiati che però si sono rifiutati; loro, a cui il Myanmar nega anche la cittadinanza, non torneranno là dove i loro villaggi non sono più e dove sono stati massacrati.