Woodstock, il cinquantenario amaro

Il pubblico di Woodstock, nell'agosto del 1969
Il pubblico di Woodstock, nell'agosto del 1969 Diritti d'autore REUTERS
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Di Paolo Alberto Valenti Agenzie:  ANSA
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A 50 anni dal festival che segnò una svolta generazionale, è lo stesso naufragio nell'organizzazione delle commemorazioni a dare, tristemente, il segno di come i tempi siano cambiati per sempre

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A 50 anni da Woodstock, il raduno rock più colossale mai visto, la nostalgia più che feroce è amara. Il web ha parcellizzato le masse e il virus dei mercati domina il rock. Illusorio credere che i profeti della musica "peace and love" di allora fossero gli aedi di un fenomeno messianico.

Il paradiso mancato

Woodstock resta la gigantesca foto di gruppo di una generazione che ha sperato di schiudere un frammento di paradiso fuori dal mondo. Ricordi, voci, volti, storie si confondono con i miraggi della fuga in India, le intemperanze della Beat generation ben presto polverizzate dal un mondo di esclusioni e divieti, ordine e ragion di stato. Woodstock è la storia di una fuga di migliaia di auto, furgoni, moto abbandonate da hippy, beatnik, spacciatori sull'asfalto viscido della superstrada 17B. Più di mezzo milione di persone messe alla fame dall' indifferenza delle autorità locali con in testa il governatore Rockfeller. In quei giorni si consumò l'unica incredibile carestia che abbia colpito il mondo occidentale nel secondo dopoguerra.

Da qui le inevitabili vocazioni suicide delle meteore di allora come l'indimenticabile Jimi Hendrix.

**Un cinquantenario melanconico

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La notizia del fallimento dell'organizzazione di un concerto commemorativo per il cinquantenario di Woodstock stende un velo malinconico sulla ricorrenza. "The Times They Are a Changin'", cantava Bob Dylan quando era ancora possibile sognare e vivere non solo l'amore. Oggi le leggi del business governano ogni cosa e i reduci di Woodstock sono finiti in mezzo alle carte bollate.

Una celebrazione soft si è deciso di tenerla comunque, negli stessi giorni della kermesse originale - dal 15 al 17 agosto - e nella stessa località, Bethel, dove c'è un museo e un auditorium dove si esibiscono dinosauri rock del calibro di Johnny Winter, CarlosSantana, John Fogerty e i Blood, Sweat and Tears, oltre a Ringo Starr, la Tedeschi Trucks Band, i Doobie Brothers.

Michael Lang, l'unico dei quattro organizzatori dell'evento originale ancora in attività nel settore (gli altri tre erano John P. Roberts, Joel Rosenman e Artie Kornfeld), si è dovuto arrendere: a mezzo secolo di distanza non è neanche immaginabile mettere in piedi un mega raduno all'insegna dell'improvvisazione come avvenuto nel 1969, in un'epoca peraltro dell'ubiquità in cui il marchio del web sta vanificando anche le sale cinematografiche e non solo gli eventi-concerto.

Il raduno che sfuggì di mano (e scrisse la storia)

All'epoca i quattro audaci, che erano partiti da un annuncio sul New York Times, pensavano a un raduno da poche decine di migliaia di persone e invecene arrivarono più di 500mila che si trovarono di fatto senza alcun supporto, senza possibilità di alimentarsi adeguatamente, senza acqua, assistenza sanitaria nella fattoria di Max Yasgur, un contadino di Bethel che affittò il suo terreno per 75mila dollari. Bethel è una cittadina nei dintorni di Woodstock, dove allora vivevano Bob Dylan e la Band. Il tutto è stato anche un un disastro ma non ha mancato di generare un mito.

Come spiega il leggendario documentario di Michael Wadleigh, al quale lavorò un giovanissimo Martin Scorsese, l'organizzazione andò in tilt quasi subito: buona parte dello staff si era fatta di acidi e quando alle porte si presentarono 500mila persone il caos divenne la "cifra stilistica" di ogni cosa.

Una pioggia insistente

L'unico modo per raggiungere la Max Yasgur's Farm era l'elicottero. Di traverso si mise anche una pioggia insistente che frammentò le performance sul palco ma generò un'incredibile festa tra il pubblico sostenuto da massicce dosi di stupefacenti. Furono davvero "tre giorni di pace e musica rock": l'unico gesto violento ebbe per protagonista Pete Townshend, chitarrista degli Who, notoriamente nemico della cultura hippy, che colpì con la chitarra Abbie Hoffman, storico leader della controcultura che, incautamente, drante il set della band, aveva cominciato a parlare della liberazione del poeta pacifista John Sinclair (in carcere per aver tentato di vendere alcuni spinelli a un poliziotto in borghese).

Esordienti stellari

Sul piano musicale alcune delle performance leggendarie furono animate da artisti addirittura agli esordi come Joe Cocker e Santana che trovarono in quel palco il trampolino di lancio per la loro straordinaria carriera. I Ten Years After di Alvin Lee conobbero proprio grazie a Woodstock il successo mondiale; Richie Havens entrò nella leggenda con un brano improvvisato, "Freedom", un inno ancora oggi; i Grateful Dead si trovarono ad affrontare una performance funestata da problemi tecnici tanto da rifiutare di concedere i diritti per l'album e il film; Janis Joplin (morirà poco più di un anno dopo) stabilì il suo ruolo di mito del rock al femminile;Sly and The Family Stone erano all'apice della creatività. E poi Joan Baez (incinta di sei mesi), Crosby, Stills, Nash & Young, i Creedence Clearwater Revival, The Band.

Su tutti Jimi Hendrix, che chiuse la tre giorni suonando quando il sole del lunedì era già alto: la sua versione di "Star Spangled Banner", l'inno americano, resta uno dei momenti più alti della storia del rock. Buona parte del pubblico era tornata a casa: il campo di Max Yasgur era una distesa di cartacce e spazzatura. Anche Jimi morirà un anno dopo. La tre giorni di Woodstock segna l'apogeo dell'estate dell'amore e del sogno hippy che aveva il suo epicentro dalla parte opposta degli Stati Uniti, sulla West Coast.

Proprio sulla West Coast, a Monterey, dal 16 al 18 giugno del 1967, di fronte a 200mila persone, si era svolto il primo mega raduno rock. Dal 26 al 30 agosto del 1970, andò in scena la terza edizione del festival dell'isola di Wight, in Inghilterra, con, tra gli altri, Jimi Hendrix, i Doors, Joni Mitchell, che aveva rinunciato a Woodstock per partecipare al Dick Cavett Show (un Letterman ante litteram), Miles Davis, Jethro Tull (che avevano respinto l'invito di Michael Lang e soci per l'odio nutrito da Ian Anderson contro gli hippy), Leonard Cohen. Questi mega raduni finirono per sancire la fine di un'epoca: il tentativo di celebrarla in grande stile si è arenato in tribunale.

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