Investigatori britannici indagheranno sull'attentato in cui è morto il sindaco di Mogadiscio. Abdirahman Omar Osman era cittadino britannico. Come una giornalista somala-canadese uccisa a Kismayo dieci giorni prima, aveva scelto di tornare in patria per aiutare a ricostruire il Paese.
Abdirrahman Omar Osman, il sindaco di Mogadiscio, morto dopo una settimana per le ferite riportate in un attentato suicida il 24 luglio.
Una morte che stava passando nell'anonimato, come quelle delle altre sei vittime e le decine di altre che cadono in attentati che si stanno intensificando in modo inquietante, così come inquietante è l'apparente indifferenza europea verso la Somalia.
Sulla sua morte però indagheranno gli inquirenti britannici: perché Osman, detto anche Yarisov l'ingegnere, cioè il piccolo ingegnere, era profugo a Londra, dove s'era rifatto una vita tanto da essere naturalizzato cittadino britannico.
Poi la decisione di tornare in patria, per aiutare a ricostruire il Paese, dove era rapidamente divenuto una figura di spicco.
L'attentato di fine luglio toglie dalla scena un elemento importante per i tentativi di riappacificazione del Paese.
La strage è stata rivendicata dalle milizie Shebaab, localizzate principalmente nelle regioni sud-occidentali. A Baidoa, che fu riconquistata dalle forze governative nel 2012, proprio un mese fa oltre 120 ex combattenti Shebaab hanno concluso un programma di recupero e reintegrato la società civile.
Ma la strada sembra ancora molto lunga, almeno a giudicare dalla recrudescenza degli attentati: appena una decina di giorni prima della strage in cui è rimasto ucciso il sindaco, furono 26 i morti in un albergo a Kismayo: tra questi Hodan Nalayeh, una giornalista somala-canadese, tornata in patria come Osman per aiutare la società locale.