L'inferno al confine croato

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Di Jack Parrock
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Viaggio nel campo profughi di Vučjak, in Bosnia, al confine con la Croazia. I migranti denunciano brutali respingimenti per chi tenta di fuggire e la condanna a vivere in un'ex discarica

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Nel campo profughi di Vučjak, in Bosnia Erzegovina, si inganna il tempo con una partita di carte, si cerca di non pensare. Per un centinaio di persone il limbo sta diventando sempre più un inferno, da cui non vi è via di fuga. Questo posto lo chiamano "la giungla".

"Non abbiamo scelta. Se cerchiamo di andare in Croazia, la Croazia ci ferma. Se proviamo ad arrivare a Bihać,  Bihać ci blocca. Qui nella giungla non c'è un mercato, non abbiamo elettricità. La situazione è molto critica", racconta un 21enne pachistano, una delle nazionalità più presenti tra questi migranti. Un centinaio, che vengono anche da Afghanistan, Siria e Iraq.

Dopo la rivolta di due mesi fa dei cittadini di Bihać, sono stati portati in questo campo improvvisato su un'area malsana senza servizi, un'ex discarica. E se provano a scappare le polizie bosniache e croate li bloccano.

"Ci prendono i telefoni, i soldi, ci picchiano, con pugni e bastoni", denuncia un giovane.

Da mesi ong e inchieste giornalistiche testimoniano brutalità commesse nei respingimenti. L'apertura di questo campo è stata criticata anche dall'ONU e dall'Unione europea.

I telefoni vengono sequestrati e distrutti per impedire ai migranti l'orientamento per fughe future, e per cancellare ogni segno del loro passaggio al confine. La Croazia, che tentano di raggiungere di solito in gruppo, dista 10 chilometri da Vučjak. 

La discarica è stata chiusa nel 1996. La presenza di metano sotterraneo, prodotto dal degrado dei rifiuti, fa temere anche esplosioni.

Nella giungla non c'è acqua, viene portata con cisterne. La Croce Rossa cerca di garantire due pasti al giorno. "Le loro condizioni non sono buone, ma proviamo ogni giorno a migliorarle per quanto possibile", dice uno degli operatori impegnati nel campo.

Dall'anno scorso più di 33mila migranti sono entrati in Bosnia-Erzegovina, di cui 9mila nell'area di Bihać.

La città, di 50mila abitanti, ne ha accolte diverse migliaia. Fino a quando l'amministrazione ha detto basta e ha chiesto aiuto al governo centrale e all'Unione europea. "Si lasciano dietro un sacco di immondizia, sono veramente dei criminali. È davvero un grosso problema, non va bene", dice un cittadino, che non vuole che i migranti tornino dal campo in città.

La situazione è destinata a peggiorare. Mentre non si ta trovando una soluzione per i prigionieri della giungla, secondo le autorità locali gli arrivi sono raddoppiati.

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