Spagna: i riders di Deliveroo? Lavoro subordinato, non autonomo

Spagna: i riders di Deliveroo? Lavoro subordinato, non autonomo
Diritti d'autore REUTERS/Albert Gea
Di Redazione italiana e Lucia Riera Bosqued
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Una sentenza a Madrid inchioda il colosso delle consegne di cibo a domicilio. La previdenza chiede 1,2 milioni

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Tutto è partito da un'indagine dell'ispettorato del lavoro su Deliveroo in Spagna a Madrid. I riders dovevano rispettare regole precise, addirittura i più giovani facevano un periodo di affiancamento, dei veri lavoratori subordinati, non indipendenti, come dichiarava l'azienda.

Così la previdenza ha sporto denuncia reclamando il mancato pagamento di 1 milione e 200mila euro di contributi e questo martedì un giudice ha condannato Deliveroo per frode alla seguridad social.

La sentenza, appellabile, riguarda 500 lavoratori che hanno prestato servizio per il colosso che consegna cibo a domicilio a Madrid tra il 2015 e il 2017. Le polemiche sulle condizioni di lavoro dei riders sono montate dopo che a maggio, uno di loro è morto sul lavoro. Risultava un collaboratore.

I corrieri che lavorano per il gruppo online Deliveroo sono dipendenti dell'azienda e non sono collaboratori o freelance. Questa la decisione del tribunale di Madrid. I lavoratori ora potranno chiedere all'azienda un contratto con relativi benefici.

I contratti con i quali sono inquadrati i rider, dicono i critici, sono modalità di sfruttamento mascherato e aumentano la vulnerabilità dei lavoratori. Deliveroo sostiene che questo tipo di accordo permette una maggiore flessibilità per i lavoratori.

Il tribunale ha ribadito che i rider non sono liberi professionisti perché hanno sono costretti a seguire istruzioni specifiche e non hanno l'autonomia solitamente concessa ai freelance indipendenti.

Bernardo Garcia, avvocato di uno dei principali sindacati spagnoli, il Union General de Trabajadores (UGT), ha spiegato a Euronews l'importanza della sentenza: "Il processo è molto particolare perché è iniziato su richiesta dell'erario generale della sicurezza sociale", aggiungendo questa è la prima sentenza collettiva che coinvolge 500 persone ed è stata eseguita grazie all'"azione esaustiva" dell'ispettorato del lavoro.

Il servizio di ristorazione online ha già annunciato appello.

"Deliveroo ritiene che questo pronunciamento non rifletta il modo in cui i corrieri collaborano con l'azienda: per questo ci appelleremo alla sentenza", ha scritto l'azienda in una dichiarazione. Ma Garcia ritiene come sia evidente la prova che esista un "rapporto di lavoro volontario retribuito da Deliveroo e che, inoltre, il prodotto finale appartiene all'azienda e non al lavoratore". Anche i rider che non lavorano più per l'azienda potrebbero chiedere il rimborso dei contributi al sistema previdenziale in qualità di lavoratori autonomi.

Si stima che in Spagna i corrieri Deliveroo siano circa 1.500. La sentenza del tribunale potrebbe avere effetti anche per altre aziende di distribuzione come Glovo e Uber Eats.

In aprile, il Parlamento europeo ha approvato un pacchetto che indica una serie di diritti minimi per i lavoratori delle imprese digitali come Deliveroo o Uber, compresi gli indennizzi per gli incarichi annullati e il diritto di lavorare per più di un'impresa. I Paesi UE avranno tre anni di tempo per recepire la direttiva.

Tuttavia, secondo Garcia, la regolamentazione non dovrebbe essere condotta a livello europeo ma nazionale: così facendo, infatti, si rischia di creare un terzo tipo di contratto di lavoro a livello continentale mentre, pur nella modernità delle forme, questo tipo di rapporto tra dipendente e soggetto lavoratore è ancora di tipo squisitamente tradizionale.

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