La strage del centro profughi rivela il totale caos della Libia

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Di Paolo Alberto Valenti
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La stagione dei conflitti in Libia è senza fine e la loro soluzione pretende equilibri internazionali difficili da architettare

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La strage di migranti nel centro di detenzione di Tajoura (ad est di Tripoli)  sotto il bombardamento di 48 ore fa dimostra quanto sia fuori controllo la situazione in Libia. Mentre Mosca e l'Italia mettono la questione libica sotto ulteriore osservazione il governo di Tripoli guidato dal presidente Fayez al Serraj dichiara l'intenzione di voler chiudere tutti i centri di detenzione dei migranti e di rilasciare l'insieme dei detenuti in Libia per garantire la loro sicurezza come dichiarato dal Ministero dell'interno libico.

Una richiesta già fatta dall'ONU

L'Alto commissario Onu per i rifugiati auspica da tempo il rilascio dei migranti dai centri di detenzione in Libia. A queste misure va affiancata una presa di responsabilità dei Paesi europei, affinché supportino piani di evacuazione dei rifugiati finiti in Libia.

Stephane Dujarric, portavoce delle Nazioni Unite: Questo incidente sottolinea l'urgenza di fornire a tutti, rifugiati e migranti, una sede sicura fino a quando le loro richieste di asilo saranno trattate oppure potranno essere rimpatriati in sicurezza. Il Segretario generale ribadisce la sua richiesta di un immediato cessate il fuoco in Libia e un ritorno al dialogo politico

Secondo l’Onu le guardie del campo migranti di Tajoura hanno sparato sulle persone in fuga dopo il bombardamento, ferendo anche sei bambini. I sopravvissuti avrebbero detto che lavoravano in un magazzino di armi adiacente al centro di detenzione.

Il portavoce di Haftar nega la responsabilità della strage

Intanto a poche ore dal raid il Generale Ahmed al-Mesmari, portavoce delle milizie di Haftar aveva negato che il bombardamento della loro aviazione avesse toccato il centro migranti.

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