Scandalo sessuale in Afghanistan: una campagna contro gli abusi nel calcio femminile

Scandalo sessuale in Afghanistan: una campagna contro gli abusi nel calcio femminile
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Di Cristiano Tassinari
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È stato presentato a Lione, nell'ambito dei Mondiali femminili di calcio, il progetto voluto dal Principe di Giordania Ali Ben Al-Hussein, ex vicepresidente FIFA, per eliminare abusi, molestie e sfruttamento nel calcio donne. Il caso dello scandalo sessuale in Afghanistan.

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LIONE (FRANCIA) - Per il calcio femminile si mobilita anche il Principe Ali Ben Al-Hussein di Giordania.

Con la sua fondazione "Association Football Development Program (AFDP) Global", promossa con l'hashtag #FearlessFootball, ha lanciato una campagna per eliminare gli abusi, le molestie e lo sfruttamento delle donne in ambito sportivo, e soprattutto nel calcio.

Il Principe Ali Bin Al-Hussein.

Il 43enne Principe di Giordania, ex vicepresidente della Fifa, ha presentato il suo progetto mercoledi 3 luglio a Lione, in occasione della fase finale della Coppa del Mondo femminile di calcio, che si disputa proprio nella città francese.

Alla campagna di sensibilizzazione hanno già aderito 75 tra calciatori e calciatrici di livello internazionale.

Per l'associazione del Principe Ali Ben Al-Hussein, lo scandalo sugli abusi sessuali che ha travolto il calcio femminile in Afghanistan - scoperto nel dicembre 2018 - mostra che è necessario un cambiamento "nella cultura e nella gestione del calcio femminile a livello internazionale".

"Quando ero nel comitato esecutivo della FIFA, tutti i discorsi riguardavano la corruzione nello sport, che ovviamente è un grosso problema, ma questo argomento, il sessismo, non è mai stato affrontato".
Ali Bin Al-Hussein
Principe di Giordania

"Quando ero nel comitato esecutivo della FIFA", ha dichiarato il Principe Ali Ben Al-Hussein, "tutti i discorsi riguardavano la corruzione nello sport, che ovviamente è un grosso problema, ma questo argomento, il sessismo, non è mai stato affrontato e, esaminandolo, è davvero diffuso e non solo l'Afghanistan, ma sta succedendo in tutto il mondo. Solo di recente è venuto alla luce, grazie ai media".

Cosa accadde in Afghanistan?

Allenatori e massimi dirigenti della Federazione avrebbero costretto le calciatrici afghane a offrire il proprio corpo come merce di scambio per giocare nella nazionale.
Come raccontato dall’ex capitano dell'Afghanistan Khalida Popal, si tratterebbe di un vero e proprio sistema che coinvolge i vertici del calcio nazionale, tra cui Keramuddin Karim, il Presidente della Federazione.

La FIFA ha aperto un'Inchiesta. Finora senza particolari risultati.

"Essere la voce dei senza voce è un onore, è un onore sedersi a questo tavolo, è un onore vedervi qui, perché onestamente il fatto che voi siate qui significa che queste voci femminili, per la prima volta in dieci anni di abusi, sono state ascoltate".
Kelly Lindsay
Allenatrice nazionale di calcio Afghanistan

Kelly Lindsey, 39enne allenatrice statunitense della squadra femminile dell'Afghanistan, ha dichiarato che la Coppa del Mondo è il posto migliore per far veicolare il messaggio della campagna, aggiungendo: "Tutti dobbiamo difendere la FIFA e tutti gli enti governativi sono responsabili per assicurare che ciò che è accaduto in Afghanistan non accada mai più a nessuna ragazza".

Kelly Lindsay, allenatrice della squadra femminile dell'Afghanistan.

Il sito web dell'AFDP afferma che la campagna di sensibilizzazione ha portato alla realizzazione di una "Dichiarazione di principi che richiede agli organi di governo del calcio di adottare un approccio di tolleranza zero nei confronti del maltrattamento di donne e ragazze".

Nel tweet postato da AFDP, ecco il video ufficiale della campagna di sensibilizzazione.

Foto di gruppo per la campagna dell'Association Football Development Programme Global (AFDP) .
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