Napoli, che fine ha fatto la flotta di de Magistris per salvare i migranti?

Napoli, che fine ha fatto la flotta di de Magistris per salvare i migranti?
Diritti d'autore L'ex magistrato e attuale sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, in posa nel 2016 - Reuters
Di Simone Di Meo
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Un buco nell'acqua, pare. Vi spieghiamo perché da una "flotta di 400 navi" si è trasformata in una sfilata di 70 barche + concerto inserito nella kermesse "Estate a Napoli".

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"Napoli, un mare di pace": è stato battezzato così l’evento pro-migranti, previsto per il prossimo 29 giugno, nel capoluogo partenopeo. Si tratta di un corteo a mare che, secondo quanto trapela da Palazzo San Giacomo, sede dell'Amministrazione comunale, vedrà sfilare nelle acque antistanti Via Caracciolo, una settantina di imbarcazioni. Una manifestazione per ribadire regole di fratellanza e solidarietà, sottolinea il sindaco Luigi de Magistris, ideatore della iniziativa a favore delle politiche per l'immigrazione: "Per Napoli il mare è visione di vita, infinito oltre lo sguardo. Il mare fa amare, non deve produrre odio o indifferenza".

Già, ma i napoletani che cosa ne pensano? Come vedremo, si tratta di un progetto con molte ombre e pochissime luci.

Gli incontri con le Ong

Il primo cittadino, che in precedenza è stato magistrato in Calabria e in Campania, nel pomeriggio di giovedì 20 giugno, ha incontrato i rappresentanti delle Ong impegnate nelle attività di soccorso nel Mediterraneo.

Attraverso un post pubblicato su Facebook, de Magistris ha poi fatto sapere: "Ho avuto il piacere di incontrare gli attivisti di Mediterranea/Mare Jonio, Sea Watch, SeaEye, SeaBrucke - Alarm Phone Msf, Medici senza frontiere e Sos Mediterranee. Grazie per l'impegno costante e l'umanità che mettete in quello che fate". Nello stesso pomeriggio del 20 giugno, si è tenuta anche una riunione di maggioranza in Comune, alla quale però il sindaco non ha partecipato; l’incontro si è reso necessario per fare il punto sullo stato organizzativo dell’evento del 29 giugno. Si registrerebbero, infatti, ritardi sulla tabella di marcia relativa al programma, che a pochi giorni dalla manifestazione, non è stato ancora definito. Inoltre, c’è da rilevare, che il progetto di de Magistris non troverebbe il favore della base del suo partito. Sarebbe, secondo molti iscritti a deMa, più un evento politico, "pubblicitario", appannaggio del sindaco, che una manifestazione di valenza sociale.

La flotta battente bandiera partenopea

Per comprendere l’iter che porta al corteo a mare, bisogna fare qualche passo indietro e ritornare dove tutto è cominciato: erano i giorni dell’"odissea" della Sea Watch. All’inizio di gennaio, il quattro, per la precisione, il Comune avviò sulla sua pagina web un servizio per raccogliere offerte di aiuto, da destinare alla strutturazione di una rete in favore dei migranti. Fu quella la prima occasione in cui cominciò a prendere forma l’idea della "flotta napoletana" (sic). Il sindaco, infatti, affermò che la città di Napoli era pronta a una azione di disobbedienza civile contro la politica dei "porti chiusi". E dichiarò che si poteva fare affidamento su un gran numero di barche per l’accoglienza dei migranti, una flottiglia, "per andare a prendere queste persone qualora la Sea Watch arrivasse davanti al nostro porto". Era in atto, già da giorni, lo scontro a distanza tra il sindaco di Napoli e il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, fautore della linea dell’"attracco vietato".

Le adesioni «fantasma» all'appello

Tornando al servizio per raccogliere richieste di aiuto, secondo fonti di Piazza Municipio, dopo l’appello del 4 gennaio, arrivarono circa 13mila mail di adesione, da Napoli e dall’estero. Sarebbe stato dato sostegno, sotto forma di donazioni (economiche), ospitalità e offerta di servizi. Sulla spinta delle adesioni ricevute, il 26 gennaio scorso, al teatro Augusteo di Napoli, viene organizzata la manifestazione "Simmo ggente ’e core" (Siamo gente di cuore, ndR). Nell’occasione, la prima proposta del sindaco, fu quella dell’avvio di una sottoscrizione per allestire una flotta napoletana. Una flotta che doveva essere pronta a prendere il mare, nel caso in cui non fosse stato dato il via libera a entrare nel porto di Napoli, a navi con migranti a bordo. "Napoli - dichiarò de Magistris nell’occasione - mostra il suo volto umano rispetto a questa raccapricciante disumanità. Dopo il nostro appello, siamo stati travolti dalla generosità di migliaia di persone, siamo qui con alcune di loro per decidere insieme come continuare il percorso".

Napoli ha la sua piccola flotta

L’annuncio ufficiale della flotta napoletana viene dato da de Magistris, il 12 marzo scorso, in occasione di un incontro con il sindaco Giuseppe Sala, nella sede del Comune di Milano. "Il 22 giugno, terremo un’iniziativa con la quale inaugureremo una flotta napoletana, mettendo a mare 400 imbarcazioni per dimostrare che tra terra e mare c’è un percorso che unisce», dichiara il sindaco di Napoli, che poi aggiunge: "Abbiamo raggiunto 150mila euro di donazioni: una maratona di solidarietà scattata dopo la polemica sulla questione dei porti chiusi". I 150mila euro sono i fondi destinati, appunto, a realizzare l’"armata" civile salva migranti, che nelle intenzioni verrebbe guidata da una nave ammiraglia (all’epoca si pensò a un veliero) battente bandiera napoletana.

Inizia il ping pong delle date

Nel backstage del concerto del Primo Maggio in Piazza Dante, a Napoli, il sindaco de Magistris, anticipa addirittura la data del varo della flotta, non più il 22 giugno, ma il 15. Passano i giorni e si registrano altri cambiamenti. Fino ad arrivare all’ultimo annuncio della serie, quello via Facebook, il 3 giugno scorso.

Che fine ha fatto la flotta di de Magistris?

Il primo cittadino partenopeo lancia il corteo a mare, che fissa per il 29 giugno prossimo. Non c’è più traccia della flotta di 400 navi, non si parla più nemmeno dei 150mila euro raccolti per allestirla, si fa menzione soltanto a un corteo che dovrebbe vedere la partecipazione di centinaia di navi. In effetti, qualche giorno dopo, esattamente il 7 giugno, viene lanciato l’evento su Facebook, "Napoli, un mare di pace". Alla manifestazione del 29 giugno prenderà parte anche la Ong Mediterranea Saving Humans. Ruolo apicale nell’organigramma della citata Ong, riveste Luca Casarini, personaggio di primo piano dell’antagonismo italiano. Nel 2018, la Ong ha comprato un vecchio rimorchiatore, la Mare Jonio (lunghezza di 37 metri per una larghezza di 9), per utilizzarlo nel corso di missioni per salvare i migranti nel Mar Mediterraneo. Il rimorchiatore è costato 150mila euro, raccolti grazie a donazioni e finanziamenti.

Luca Casarini a Euronews: sosteniamo il sindaco

Raggiunto telefonicamente da Euronews, Casarini ha spiegato di aver partecipato alla riunione tenutasi in Comune a Napoli, giovedì 20 giugno. "Condividiamo e abbiamo aderito all’iniziativa del Comune di Napoli, prevista per il prossimo 29 giugno. Saremo presenti con alcune unità della flotta civile di Mediterranea. Si tratta di barche a vela", afferma Casarini. La flotta di Mediterranea consta anche di due unità operative, "che però non saranno presenti. Si tratta della nave madre, la Mare Jonio, che tra l’altro è bloccata ancora a Licata, e del veliero Alex. Entrambe le unità vengono impegnate in missioni nel Mediterraneo". Sul corteo a mare programmato a Napoli, ha detto: "Non so quante altre Ong abbiano aderito, né quante imbarcazioni in totale parteciperanno, si tratta comunque di una iniziativa che merita grande attenzione. Nel corso del meeting, c’è stato modo di parlare anche con il sindaco de Magistris relativamente all’evento del 29 giugno".

Ecco quanto spendono le Ong in giro nel Mediterraneo

Nel caso di Napoli, si tratterà di un corteo a mare, ma chiediamo a Casarini che tipo di costi si affrontano, per una missione, come quelle che effettua la Mediterranea. "Per la Mare Jonio, nostra nave madre, servono 37mila euro solo per un pieno di carburante. Il servizio di pattugliamento, solo di carburante, costa 1.000 euro al giorno. Complessivamente una missione della durata di 15 giorni di navigazione, costa tra i 35 e i 40mila euro", ha risposto Casarini.

I costi impossibili per la flotta napoletana

Quello delle spese da sostenere per il mantenimento di una flotta civile, è un argomento che ha dovuto affrontare inevitabilmente anche il sindaco di Napoli, quando ha pensato di allestire la flotta napoletana. Prima di tutto, le spese di ormeggio e di rimessaggio delle imbarcazioni, senza parlare del costo di acquisto della nave ammiraglia. Si parlava di un veliero. Facendo una rapida ricerca ci si imbatte in barche a vela usate, della lunghezza di una ventina di metri, che si attestano su costi che vanno dai 200mila euro a salire. Naturalmente tutto dipende dalle condizioni in cui versano le imbarcazioni da acquistare, dalla data di immatricolazione e da eventuali lavori di ristrutturazione da effettuare. Ma superati i costi assai proibitivi per l’acquisto di una nave ammiraglia, per la manutenzione di una flotta di 400 imbarcazioni, e per il carburante che necessita per le missioni al largo, il sindaco di Napoli si è scontrato con un altro problema di non facile risoluzione.

Il ruolo della Capitaneria di porto

Secondo fonti della Capitaneria di porto, interpellate da Euronews, le operazioni di ricerca e soccorso in mare, Sar (acronimo di search and rescue), sono demandate, in Italia, soltanto alla Capitaneria, e quindi, dal punto di vista operativo, soltanto alla guardia costiera. Dette operazioni, inoltre sono regolate da norme di diritto internazionale. Nel caso in cui, dunque, il sindaco di Napoli, avesse allestito una flotta civile e si fosse messo a capo di una operazione di salvataggio, avrebbe violato le norme non solo previste dal Codice italiano, ma anche quelle di diritto internazionale.

Al momento, dunque, si attende l’ufficializzazione del programma della giornata del 29 giugno.

Anche un concerto per i migranti a Napoli

Secondo quanto è filtrato da ambienti di Palazzo San Giacomo, contestualmente al corteo a mare, previsto per le 11 del 29 giugno, si terrà pure una manifestazione a terra. Nell’ambito dell’evento dovrebbe svolgersi anche un concerto, inserito nella kermesse "Estate a Napoli". Al momento, però, non vi è traccia di delibere o di atti ufficiali del Comune rispetto all’organizzazione del corteo e del contestuale evento a terra. Che comunque, tranne cambiamenti dell’ultima ora, dovrebbe avere un costo che si aggira sui 126mila euro.

Differente la situazione per il solo corteo a mare, che invece, sempre stando a quanto trapela dal Comune, dovrebbe avere costo zero. Nel corso della riunione di maggioranza dello scorso 20 giugno, si è discusso anche della possibilità da parte di chi vorrà aderire all’evento nautico, di fittare dei gommoni. Soluzione, quest’ultima, per far partecipare un numero maggiore di unità.

Ancora sconosciuto il percorso della "regata"

In effetti, il problema che si trova ad affrontare il sindaco, è rappresentato proprio dalla riuscita del corteo attraverso la partecipazione di centinaia di imbarcazioni, ed è principalmente per questo, che avrebbe chiesto ed ottenuto l’appoggio delle Ong. Allo stato, però, a pochi giorni dallo svolgimento dell’evento, si potrebbe contare solo su una settantina di barche. Manca all’appello anche il percorso da effettuare. Una lotta contro il tempo che il sindaco de Magistris e parte dell’amministrazione si prepara a compiere durante una settimana che si annuncia tutt’altro che facile.

AGGIORNAMENTO 26/6: Contattato dalla nostra redazione, l'ufficio stampa del sindaco Luigi de Magistris ha smentito che i 150mila euro, che sarebbero stati raccolti per la flotta napoletana, andranno a coprire le spese dell'evento di sabato prossimo, ma non ha voluto aggiungere ulteriori dettagli – né metterci in contatto con il primo cittadino – rimandando a un comunicato stampa ufficiale dell'Amministrazione comunale.

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"È un'iniziativa a costo zero per il Comune ed è una manifestazione fortemente simbolica, per riaffermare l'identità aperta e multiculturale della nostra città. Saremo lì - prosegue la nota - con lo scopo di sostenere la battaglia dei sindaci e della società civile italiana ed europea contro politiche che stanno provocando decine di migliaia di morti nel mare Mediterraneo. Mobilitiamoci in tanti anche per affermare nuovamente la nostra solidarietà ai naufraghi a bordo della Sea Watch 3 che da più di dieci giorni sono al limite delle acque territoriali italiane senza che sia concesso loro un porto sicuro (proprio ieri, il ricorso della Ong è stato rigettato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, ndR), mentre sulle nostre coste continuano ad avvenire sbarchi di persone disperate».

Una posizione che non è particolarmente condivisa dai cittadini che sui social network del sindaco, in particolare Facebook, hanno protestato con commenti assai negativi. Contestano a de Magistris di aver abbandonato la cura della città. Silvana L., ad esempio, scrive: "Signor Sindaco le vorrei chiedere di farsi una passeggiata Via Maddalena Piazza Garibaldi Piazza principe Umberto un degrado uno schifo c’è spazzatura da per tutto bottiglie vuote rotte non si sa dove camminare Piazza Garibaldi una puzza di urina (…) è uno schifo chi deve pulire ci sono cambio della disinfestazione (…) Napoli è piena di turisti ma è anche piena di Munnezza". Altri commenti sono di questo tenore. E c'è anche chi, come Tommaso C., si lamenta di essere stato "bannato" solo per aver espresso il proprio dissenso. «Ho fatto una domanda garbatamente, e vengo cancellato? complimenti, si vede quanta coda di paglia avete se nemmeno sapete rispondere nel merito, ma preferite censurare".

L'autore

Simone Di Meo (Napoli, 1980), giornalista d'inchiesta. Si occupa principalmente di criminalità organizzata ed economica, e mafie. Ha scritto oltre 30 volumi su vari temi (camorra, attualità, politica, calcio scommesse) molti dei quali tradotti all'estero. Attualmente, collabora con il quotidiano La Verità e per il settimanale Panorama.

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