Le manifestazioni di protesta hanno visto la partecipazione popolare di molte migliaia di unità, dimissionario lo speaker del Parlamento
Terzo giorno di manifestazioni in Georgia per dire "no" alla Russia: il corteo si è riunito nel centro della capitale Tbilisi, svariate migliaia le persone con striscioni e cartelli che definivano la Russia "uno stato occupante" e deridevano il presidente Vladimir Putin.
Nei giorni scorsi, scontri violenti sono scoppiati tra manifestati e forze dell’ordine davanti al Parlamento a Tbilisi dopo l’intervento di un deputato russo.
Il bilancio è di oltre 240 feriti, tra cui 80 poliziotti, 300 invece le persone fermate: in migliaia hanno tentato due volte di fare irruzione nelle sede dell’Assemblea Nazionale.
Immediate le dimissioni dello speaker del Parlamento, Irakli Kobakhidze, accusato di aver accolto il parlamentare russo Sergei Gavrilov alla riunione dell’assemblea dei Deputati dei Paesi cristiano-ortodossi.
Gavrilov, politico vicino a Putin, è un sostenitore dell’indipendenza di due regioni secessioniste della Georgia, l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud.
Mentre la Presidente della Georgia, Salome Zourabichvili, ha ricordato che "la Russia è un potenza occupante", il leader del Cremlino Vladimir Putin ha risposto con un decreto secondo il quale dall'8 luglio sarà temporaneamente vietato alle compagnie aeree russe effettuare trasporti anche commerciali verso la Georgia.
I due Paesi non hanno più relazioni diplomatiche dal conflitto del 2008, scoppiato attorno alle regioni separatiste dell'Abkhazia e l'Ossezia del Sud, la cui indipendenza viene riconosciuta solo da Mosca, che vi mantiene una presenza militare.