Re Salman ha ottenuto un sostegno pressoché incondizionato da alleati del Golfo e del resto della regione, contro gli atti di sabotaggio dei ribelli yemeniti houti. Presente anche il premier qatariota, che da due anni non metteva piede in territorio saudita
E' un pressing diplomatico in piena regola quello messo in moto dai Sauditi contro Teheran: oggi andrà in scena l'ultimo - quello dell'Organizzazione per la cooperazione islamica - di tre summit che alla Mecca hanno riunito gli alleati del Golfo e dei paesi arabi per discutere apertamente "dell'espansionismo aggressivo da parte dell'Iran".
L'accusa è di "sostenere il terrorismo, minando la stabilita della regione e perseguendo una politica di espansione"; e il riferimento è soprattutto agli atti di sabotaggio avvenuti nelle ultime settimane ad opera dei ribelli yemeniti houti, alleati di Teheran, che hanno attaccato per mezzo di droni depositi d'armi, oleodotti e mercantili sauditi.
Il sostegno finora ottenuto da re Salman è stato pressoché unanime: con l'eccezione del più cauto iraq, tutti i presenti hanno esecrato le ingerenze iraniane. Emblematica è stata, in questo senso, la presenza del primo ministro del Qatar Abdullah bin Nasser Khalifa Al Thani, che da almeno due anni - ovvero dal boicottaggio scatenato dai sauditi proprio per via dell'eccessiva vicinanza a Teheran - non metteva piede nel territorio dei Saud.