Stavolta ha gettato nel mar del Giappone solo dei proiettili, non i temuti missili a lungo raggio
La Corea del Nord ha lanciato una "raffica di proiettili" della gittata di 70-200 chilometri nel mar del Giappone. Non si tratta quindi dei missili a lungo raggio considerati una minaccia dagli statunitensi, ma certo questo atto simbolico ha creato un po' di allarme. Dopo le telefonate intercorse tra Seul, Washington e Tokyo, Trump ha lanciato infine un tweet rasserenante. "Kim Jong Un - ha scritto - sa qual è il potenziale economico della Corea del Nord, sa che sono con lui e non infrangerà la promessa che mi ha fatto". Ovvero la denuclearizzazione, condizione indispensabile perché l'Onu allenti le pesanti sanzioni inflitte al Paese.
Pyongyang è sotto pesante pressione, colpita dalle sanzioni legate alle risoluzioni Onu per i test nucleari e missilistici degli ultimi anni: Trump ha rifiutato un loro allentamento senza atti concreti e verificabili sulla denuclearizzazione.
I test di sabato arrivano a due mesi dal nulla di fatto di Hanoi, dove il secondo summit di fine febbraio tra Kim e Trump non ha trovato un compromesso tra smantellamento del nucleare e allentamento delle sanzioni, e a poche settimane dal primo faccia a faccia di Vladivostok tra il "supremo leader" e il presidente russo Vladimir Putin.
Il lancio dei proiettili, per altro verso, ha ricordato che la "moratoria volontaria" sui test, della durata ad oggi di 20 mesi, è stata sempre usata come gesto di buona volontà e sincerità negoziale. E potrebbe essere anche un'iniziativa per placare l'insofferenza sul fronte interno, soprattutto tra i militari, rispetto a un accordo con gli Stati Uniti. Kim, anche nelle ultime settimane, ha insistito sul concetto di "autosufficienza" contro le sanzioni, ma il rapporto diffuso venerdì dalle agenzie dell'Onu, World Food Programme e Fao, ha sollevato i rischi di una grave emergenza alimentare con oltre 10 milioni di persone nel Paese eremita, pari al 40% della popolazione, che necessita già di assistenza.