Record di richieste d'asilo in Europa da Venezuela, Colombia e Nicaragua

Record di richieste d'asilo in Europa da Venezuela, Colombia e Nicaragua
Diritti d'autore Venezuelani che scappano dal proprio Paese attraverso il ponte Simon Bolivar, cercano asilo in Colombia. REUTERS/Luisa Gonzalez
Di Lillo Montalto MonellaBlanca Castro
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Il numero di venezuelani fuggito dal proprio Paese e in cerca di una nuova vita in Europa a febbraio ha superato quello degli afghani.

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Mai prima d'ora così tanti venezuelani hanno fatto richiesta di asilo politico in Europa: 3.995 nel solo febbraio 2019, +51% da gennaio e il triplo rispetto all'anno passato.

Il numero di persone in fuga dal paese latino-americano che richiedono protezione a Paesi della Ue ha ormai superato quello degli afghani e insidia ormai quello dei siriani (5.393 richieste a febbraio 2019), al primo posto nella graduatoria europea. Lo denuncia l'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo che sottolinea come l'aumento dei flussi di richiedenti asilo non riguardi solo il Venezuela, ma anche Colombia e Nicaragua: entrambi gli stati centro-americani hanno fatto segnare livelli record. Quasi 2mila domande dallo Stato governato dal presidente Duque (+51% rispetto a gennaio, mai così tante in Europa), più del triplo rispetto allo stesso periodo del 2018; 616 quelle provenienti dai nicaraguensi (appena 9 nel febbraio 2018). Aumenti sostanziali, rispetto al mese precedente, anche da El Salvador (+31%) e Honduras (+60%).

Il numero dei venezuelani in Europa (possono entrare nell'area Schengen senza un visto se in possesso di passaporto biometrico) in attesa di una decisione sulla loro domanda continua a crescere: si attesta ora alle 33.800 unità. Praticamente la popolazione di una città di medie dimensioni, parcheggiata in un limbo in attesa di conoscere il proprio destino. Pochi sono coloro che ricevono una risposta: meno di 300 nel mese di febbraio, e la metà delle domande ha avuto esito negativo. Da leggersi come: torna a Caracas.

In generale, l'anno scorso il numero di persone che ha chiesto asilo nella Ue è calato dell'11% rispetto al 2017 (Eurostat). Tre richieste su 10 sono state effettuate in Germania (28%), seguita da Francia (19%), Grecia (11%), Spagna (9%) e Italia (8%).

Se da noi le nazionalità che più hanno richiesto asilo sono Pakistan, Nigeria e Bangladesh, in Spagna lo stato più rappresentato nelle domande è appunto il Venezuela (19mila su 52mila).

Come mostra questo grafico, pubblicato qualche mese fa sulla base dei dati forniti dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni, i venezuelani cercano di fuggire principalmente nella vicina Colombia, in Peru e negli Stati Uniti. In Europa, la meta preferita è ovviamente la Spagna, anche per ragioni linguistiche. In totale, si calcola che nel 2017/18 siano tra i due e i tre milioni i venezuelani emigrati, almeno ufficialmente.

"In termini di scala, si tratta di un esodo paragonabile a quello siriano e c'è la possibilità che i numeri superino quelli siriani", ha detto Luisa Feline Freier, esperta della Universidad del Pacifico de Peru.

Le cifre di Unhcr si fermano al 31 gennaio 2019 e dicono: 414mila richiedenti asilo venezuelani nel mondo dal 2014 al 2018. In Italia le domande annuali si aggirano intorno al migliaio (970 nel 2018), ma si calcola che siano quasi 50mila i cittadini del Venezuela che hanno cercato fortuna in Italia. L'Istat però parla di poco più di 7mila residenti ufficiali al 1 gennaio 2018.

La testimonianza di un richiedente asilo venezuelano nei Paesi Bassi

"Sono arrivato in Olanda grazie ad un membro della mia famiglia - ha raccontato a Euronews Rafael Jiménez, uno studente venezuelano di 24 anni -, dopo aver conosciuto il Paese ho chiesto asilo perché mi sentivo al sicuro. I centri per le persone che attendono che la propria domanda venga esaminata sono in punti molto lontani del paese, lavorare non è possibile ma il governo si prende cura dei rifugiati in un modo o nell'altro durante tutto il processo. Per un venezuelano o un latino di adattarsi a questi centri è molto difficile, condividere una stanza o un ambiente con persone che non parlano spagnolo o inglese rende l'adattamento ancora più difficile, per non parlare della abissale differenza tra le culture. Per quanto spettacolare sia il paese, come rifugiato non smetto mai di sentirmi un intruso".

La richiesta di Rafael è stata respinta dalle autorità olandesi perché, a suo dire, non è stato in grado di dimostrare di essere un perseguitato politico per la sua militanza tra le fila dei partiti di opposizione. "Hanno considerato che non correvo reale pericolo in Venezuela e che avrei potuto vivere tranqullamente in clandestinità". Il processo di appello è stato a suo dire "umiliante", di fronte ad una difesa d'ufficio "poco interessata al caso" e all'incapacità delle autorità di comprendere la realtà del Venezuela: "Consideravano il terrore che stava vivendo il mio Paese come qualcosa di superfluo e poco importante".

"Ho amici colombiani che hanno ricevuto asilo ma non sono mai stati integrati nella società", conclude Jiménez, "fino a quando se ne sono andati preferendo essere clandestini in altri Paesi".

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