Huawei ci spia?

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Diritti d'autore Reuters
Di Eloisa Covelli
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L'intervista al presidente italiano, Luigi De Vecchis

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Nella guerra tra Cina e Stati Uniti ci va di mezzo anche Roma. Gli Stati Uniti hanno invitato i paesi Nato a boicottare le tecnologie Huawei sospettate dal governo Trump di essere uno strumento di spionaggio. E così quando la sindaca Virginia Raggi ha promesso di mantenere le telecamere del colosso cinese posizionate per la Formula si è scatenata la polemica. Ma il presidente di Huawei Italia, Luigi De Vecchis, chiarisce tutto: "E' veramente una leggenda metropolitana che la telecamera possa spiare. La telecamera è messa lì con lo scopo di aiutare un'amministrazione pubblica a gestire il territorio e ovviamente è l'amministrazione pubblica la proprietaria dei dati. Nessuno sarà in grado di toccare, vedere, esportare o appropiarsi di dati che non sono di proprietà del fornitore di servizi".

Dove e come verranno usate le telecamere
Le telecamere della Formula E, una volta terminata la competizione, secondo quanto ha spiegato la sindaca di Roma in conferenza stampa, verranno installate nei quartieri Esquilino e San Lorenzo e serviranno a garantire la sicurezza dei cittadini.

Luigi De Vecchis, presidente di Huawei Italia

Il 5G è un pericolo?
Huawei resta un sorvegliato speciale per quanto riguarda il 5G, cioè la connessione ultraveloce di quinta generazione, che riguarderà non solo gli smartphone ma anche i dispositivi della casa connessa, le auto, le cosiddette smart city, i droni e persino gli impianti produttivi. L'America ha lanciato un'allerta spionaggio a cui l'Europa non è rimasta sorda. La Commissione europea ha pubblicato una raccomandazione con l’obiettivo di indicare un approccio europeo coordinato sul tema, riassumibile in maggiori controlli da attuare in ogni Stato membro e in un più intenso scambio informativo. Ma anche il "pericolo" 5G viene liquidato dal presidente Huawei Italia, Luigi De Vecchis, come una leggenda metropolitana. "Le telecomunicazioni sono quanto di più standardizzato esiste al momento - spiega - tutte le tecnologie escono dai comitati di standardizzazione che si chiamano 3GPP, ITU... Sono una serie di organizzazioni a cui partecipano i governi, gli operatori di telecomunicazioni, i costruttori di apparati di telecomunicazioni. E lì si definiscono gli standard, i protocolli, le modalità operative, il funzionamento, l'integrazione. Tanto è vero che ogni operatore non ha mai un solo costruttore, le macchine sono costruite in maniera tale che possono cooperare le une con le altre. Tutti i costruttori di telecomunicazioni cooperano per realizzare brevetti sui sistemi di propagazione, sui telefonini. Ciascun costruttore utilizza i brevetti dell'altro perché è l'insieme delle innovazioni che consente all'intero sistema di funzionare. Quello che sta accadendo attualmente nel mondo è una guerra geopolitica che utilizza la Huawei come arma di ricatto, quindi è veramente un ricatto ignobile. Gli Stati Uniti hanno smesso di investire sulle tecnologie di quinta generazione, l'Europa è un pochino più indietro rispetto alla Cina, la Cina ha lavorato molto con la ricerca e sviluppo investendo molti soldi".

Huawei ha fornito chiarimenti alle autorità italiane?
"Noi siamo a disposizione delle autorità - dice il presidente di Huawei Italia - Ho incontrato io personalmente membri del Copasir. Non abbiamo incontrato nessuno dell'intelligence perché il tema della cybersecurity effettivamente è il vero tema ed è molto più ampio di quello che si sta cercando di rappresentare. Il problema grosso è la vulnerabilità dell'intero sistema. Non so se ha sentito cosa è successo questa mattina: i dati di milioni di utenti di Facebook erano memorizzati sui servizi cloud di Amazon... Queste cose nel mondo delle telecomunicazioni non possono succedere perché i dati sono protetti all'interno della pancia degli operatori come Telecom, Wind... E sono protetti da chiavi di crittografia che è difficilissimo decrittografare e le chiavi sono di proprietà degli operatori, non sono nostre".

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