Euronews in Angola per la Giornata Internazionale contro le mine anti-uomo

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Di Paola Cavadi
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Bonificate due province del paese africano, testimone di 27 anni di conflitti interni. A rischio l'attività di sminamento nel resto del Paese a causa della mancanza di fondi. Il reportage di Michel Santos dall'Angola, per la giornata internazionale di sensibilizzazione indetta dalle Nazioni Unite.

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Mine e ordigni esplosivi diventeranno presto solo un ricordo nelle province angolane di Huambo e Malange. Entro 3 mesi, completati gli ultismissimi interventi, l'annuncio sarà ufficiale.

Una notizia positiva che arriva proprio in occasione della Giornata Internazionale contro le mine antiuomo. Ma la mancanza di fondi ha messo in serio pericolo la possibilità di continuare le operazioni di bonifica nel resto del Paese, rendendo quasi un miraggio il raggiungimento dell'obiettivo del Tattato di Ottawa che bandisce gli ordigni antiuomo entro il 2025. Lo conferma il capo della commissione per lo sminamento dell'Angola, Adriano Gonçalves: "Se vogliamo raggiungere questo obiettivo, abbiamo bisogno di avere circa 300 milioni di dollari per pulire le aree, ovvero 1220 aree conosciute".

Le mine antiuomo provocano ogni anno tra le 60 mila e le 90 mila vittime, ogni giorno continuano a verificarsi incidenti mortali in un Paese, l'Angola, segnato da 27 anni di guerra tra fazioni. Ma le mine compromettono anche qualsiasi possibilità di sviluppo economico in un Paese che dipende dal petrolio. Si stima che in Angola l'area contaminata si estenda per 105 km quadrati, piu' della città di Lisbona.

"17 anni dopo la guerra - spiega l'inviato di Euronews in Angola Michel Santos - ci sono già alcune generazioni che non sanno cosa significhi vivere in guerra, ma le mine sono ancora una cicatrice vivente in un paese che sogna di offrire un futuro migliore ai propri figli. resta da capire se l'Angola riuscirà a eliminarle del tutto entro il 2025".

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