May in cerca di una via d'uscita sulla Brexit: "Dimissioni in cambio del sì all'accordo"

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Diritti d'autore REUTERS/Hannah McKay
Di Giulia Avataneo
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Neppure il parlamento ha le idee chiare: otto le bocciature per altrettante proposte avanzate da Westminster

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Basterà l'ultima mossa di Theresa May a superare lo stallo sulla Brexit?

Il primo ministro ha offerto le sue dimissioni ieri per vincere le resistenze nel suo partito verso il piano del governo, già respinto due volte in Parlamento. May insiste per un terzo voto, che dovrebbe avvenire nei prossimi giorni.

"Sono pronta a lasciare in anticipo pur di riuscire a fare quello che è giusto per il Paese e per questo partito - ha detto ieri May ai ribelli conservatori - So che c'è il desiderio di un nuovo approccio per la seconda fase dei negoziati e non sarò io a oppormi".

Theresa May ai colleghi Conservatori: "Pronta a lasciare"

Ma proprio quando il fronte conservatore sembrava ricompattarsi, ecco gli unionisti nord irlandesi del Dup (Democratic unionist party) a ribadire il loro no: "Penso che siamo arrivati a un punto in cui era giusto dirle che non possiamo sostenere quell'accordo", ha detto la leader del partito, Arlene Foster.

Una decisione in pochi giorni

Qualsiasi decisione va presa in fretta. La breve proroga concessa dall'Europa prevede l'uscita del Regno Unito il 22 maggio, ma solo se entro venerdì verrà approvato l'accordo di divorzio. Altrimenti sarà divorzio senza accordo il 12 aprile. E al momento non è chiaro neppure se lo Speaker della Camera, John Bercow, consentirà un terzo voto sul provvedimento.

Gli otto 'no' del parlamento

Intanto neppure il parlamento mostra di avere un'idea condivisa sulla Brexit: dai voti indicativi di ieri nessuna delle otto opzioni è risultata maggioritaria.

Quelle con più voti andranno al ballottaggio lunedì: un referendum bis e la proposta del conservatore Kenneth Clarke, di un'unione doganale da negoziare con Bruxelles. Ma l'esito rafforza la convinzione del governo che la Brexit di Theresa May sia l'unica possibile.

"Se pensate ancora che per rispettare l'esito del referendum serva un accordo - ha detto il segretario per la Brexit, Stephen Barclay - allora è necessario sostenere questo accordo. Se non lo facciamo non ci sono garanzie su come questo processo andrà a finire".

Mentre cittadini e investitori guardano preoccupati al Regno Unito, il Paese si gioca l'ultima possibilità di un'uscita ordinata dall'Unione europea.

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