Oltre la Belt Road Initiative: chi fa più affari con la Cina in Europa?

Oltre la Belt Road Initiative: chi fa più affari con la Cina in Europa?
Di Euronews
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L'Italia è stata bacchettata da Bruxelles e Washington dopo la firma del memorandum d'intesa con Pechino. Mossa criticata più dal punto di vista politico e strategico che da quello economico: il volume d'affari di Roma con la Cina è molto inferiore rispetto a quello di altri paesi europei

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La firma del memorandum d'intesa sulla Belt Road Initiative tra Italia e Cina è stata criticata apertamente sia a Bruxelles che a Washington.

Una decisione, quella di Roma, ritenuta inopportuna più dal punto di vista politico e strategico che da quello economico. L'Italia infatti è molto distante dai principali partner europei della Cina, sia in termini di scambi commerciali che di investimenti.

Commercio Europa-Cina: l'asse Berlino-Pechino

Con scambi che nel 2018 hanno sfiorato i 200 miliardi di euro, la Germania si è confermata il principale partner commerciale della Cina in Europa, seguita da Regno Unito e Francia. Gli scambi tra Italia e Cina si sono attestati sui 44 miliardi di euro.

Regno Unito, Germania e Francia fanno la parte del leone anche per quanto riguarda gli investimenti. L'anno scorso i tre paesi hanno attirato il 45% dei capitali cinesi in Europa, quasi 8 miliardi di euro. Nella top 5 anche Svezia e Lussemburgo.

Investimenti in calo negli ultimi due anni

Ciononostante negli ultimi anni gli investimenti della Cina nel vecchio continente hanno subito una brusca frenata: nel 2018, secondo uno studio della società di consulenza Rhodium Group, si sono fermati a 17,3 miliardi, in calo del 40% rispetto al 2017.

Due i motivi principali: la stretta sui capitali in uscita decisa da Pechino nel 2017 e l'inasprimento dei meccanismi di sorveglianza europei sugli investimenti dall'estero.

A questo proposito il mese scorso il Parlamento europeo ha approvato un nuovo sistema di controllo che incoraggia gli stati membri a prestare particolare attenzione agli investimenti in settori sensibili come infrastrutture e telecomunicazioni, nonché alle operazioni effettuate da enti controllati o finanziati dallo Stato.

Il nuovo sistema di controllo non riguarderà ovviamente solo la Cina, la cui presenza in Europa resta comunque limitata rispetto a quella di partner storici come gli Stati Uniti: nel 2017 i capitali arrivati dalla Cina hanno rappresentato solo il 3,4% degli investimenti esteri nel Vecchio Continente.

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