Brexit: a Londra marcia per un nuovo referendum, migliaia di persone in strada

Brexit: a Londra marcia per un nuovo referendum, migliaia di persone in strada
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La petizione online per non uscire dall'Ue ha superato 4 milioni di firme, ma il governo non sembra intenzionato a prenderla in considerazione

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Centinaia di migliaia di persone sono scese in strada, a Londra, per chiedere un secondo referendum sulla Brexit. Il corteo è partito dalla centralissima Park Lane diretto verso la sede del Parlamento britannico. I promotori, vari gruppi anti Brexit, hanno parlato di "partecipazione straordinaria", con "oltre un milione di manifestanti".

Le ragioni del "remain"

"Non abbiamo preso una decisione informata - sostiene Hatty Willmoth, studentessa 19enne di Eastbourne che non poté votare al referendum -. Da ambo le parti non abbiamo avuto informazioni sufficienti, non ci è stato detto cosa avrebbe significato la Brexit, perché non lo sapevano nemmeno loro. Adesso, invece, credo che lo sappiamo tutti e dovremmo essere quindi in grado di prendere una decisione consapevole".
Le fa eco Howard Burgess, pensionato di 69 anni: "Il Paese è nel caos, caos creato dai nostri governanti, dalla loro incompetenza. Il voto non si sarebbe mai dovuto tenere nel 2016, è stato ridicolo proporlo al popolo britannico. Siamo pentiti da allora".
"Voglio fermare la Brexit perché credo che uniti siamo più forti, non abbiamo necessità di creare barriere artificiali tra noi e le altre persone, ovunque siano", è la posizione di Duncan Duggal, ricercatore 23enne di Londra.

Oltre 4 milioni di firme per un nuovo referendum

Intanto sono più di 4,3 milioni le firme raccolte dalla petizione popolare lanciata sul web per chiedere al Parlamento di revocare l'articolo 50 e bloccare la Brexit, a dispetto del voto referendario del 2016. Nonostante i numeri da record il governo non sembra intenzionato a prendere in considerazione l'appello. Revocare la Brexit rappresenterebbe "un irreparabile danno alla democrazia" e Theresa May "non lo consentirà", ha detto una portavoce di Downing Street. La revoca sarebbe "un tradimento" della volontà popolare espressa alle urne nel 2016, ha ribadito la stessa premier in una lettera inviata a tutti i deputati.

"Non sta a una petizione cancellare l'esito di un referendum", le ha fatto eco il viceministro per la Brexit, Kvasi Kwarteng. Sul valore dell'iniziativa, al di là dei numeri oggettivamente significativi, pesa del resto qualche riserva: risultano infatti conteggiati anche cittadini non britannici e il sito parlamentare che raccoglie le petizioni è stato finora in grado di certificare la residenza nel Regno Unito di meno della metà dei firmatari.

Quali saranno le prossime mosse del governo?

Venerdì sera, poche ore dopo la conclusione del Consiglio europeo, Theresa May ha annunciato in una lettera aperta ai deputati che potrebbe non mettere ai voti per la terza volta l'accordo di divorzio siglato con l'Unione europea, già bocciato due volte.

In caso di terza bocciatura il Regno Unito, stando all'intesa raggiunta nel Consiglio europeo, avrebbe tempo fino al 12 aprile per far sapere a Bruxelles cosa intende fare: chiedere un'ulteriore proroga, e quindi partecipare alle prossime elezioni europee, o uscire dall'Unione senza un accordo.

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