Saltare sul treno per la nuova via della seta

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Di Cecilia Cacciotto
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L'Italia dovrebbe firmare un accordo con Pechino per permettere alla Repubblica popolare di fare investimenti sul territorio italiano nell'ambito di un progetto faraonico. Previsti investimenti per 1.000 miliardi di euro

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Il treno cinese è partito e l'Italia è l'unico Paese del G7 che al momento prevede di saltarci sopra. Roma infatti dovrebbe firmare un accordo con Pechino per permettere alla Repubblica popolare di fare ampi investimenti anche sul territorio italiano nell'ambito dei progetti per la la nuova via della seta.

Si tratta di un progetto cinese faraonico: strade, infrastrutture ferroviarie per il trasporto delle merci ,che attraverseranno l’Asia centrale, la Russia, Medio Oriente, da un lato, e infrastrutture marittime, dall'altr. Per arrivare in Europa, per terra e per mare.

 

Il progetto prevede investimenti per 1000 miliardi di euro entro i prossimi 5/ 10 anni e coinvolge già una settantina di Paesi.

Il negoziato tra Pechino e Roma è avanti e la firma potrebbe arrivare nel corso della visita di Stato di Xi Jinping a Roma, prevista per il 22 e 23 marzo, o a fine aprile, tra il 25 e il 27, quando a Pechino si svolgerà il secondo Forum sulla «Belt and Road Initiative».

Il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha precisato che si tratterà di un incontro molto più grande, rispetto a quello di due anni fa - quando Xi Jinping illustrò per la prima volta il progetto - con migliaia di delegati provenienti da oltre 100 paesi.   Facendo riferimento all'Europa, Wang ha detto: "La Cina supporta l'integrazione europea e una Ue forte e unita. In generale, i rapporti tra Cina ed Europa sono "positivi" e le due parti hanno "più settori di accordo che di disaccordo e, in un mondo pieno di incertezze, Cina ed Europa sono entrambe per il multilateralismo e contro l'unilateralismo e il protezionismo, e hanno una visione comune e preoccupazioni su queste importanti questioni".

Per forza di cose, l'accordo dà fastidio a Washington, che cerca di contenere in Europa il gigante cinese, e a Bruxelles che  chiede un controllo più severo degli investimenti cinesi sul Vecchio Continente.

Il ministro dell'Economia italiano, Giovanni Tria guarda con favore all'accordo,  il cui negoziato  è iniziato  sotto Matteo Renzi e Paolo Gentiloni.

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