Copyright: raggiunto accordo Ue sulla riforma

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Di Euronews Agenzie:  ansa
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Dopo una maratona negoziale, Parlamento, Commissione e Consiglio Ue hanno trovato l'intesa. L'accordo deve adesso passare al vaglio degli Stati membri e della seduta plenaria dell'europarlamento

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È accordo sulla riforma del copyright in Europa.

Dopo una lunga maratona negoziale, Parlamento, Consiglio e Commissione europea hanno trovato l'intesa sulla riforma del copyright.

Questa garantisce maggiori diritti e una remunerazione più equa a editori, artisti, autori e giornalisti nei confronti delle grandi piattaforme online come Google, Facebook o Youtube.

La riforma infatti darà "reali benefici per tutti: diritti garantiti per gli utenti, equa remunerazione per i creatori, chiarezza delle regole per le piattaforme", ha dichiarato il vicepresidente della Commissione europea, Andrus Ansip.

In sostanza, ha sottolineato il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, "musicisti, attori, scrittori, giornalisti, audiovisivo, avranno diritto a una giusta remunerazione anche dai giganti del web", come Google, Facebook o Youtube.

L'accordo deve adesso votato dall'europarlamento, riunito in plenaria, (al più tradi entro l'ultima sessione di questa legislatura a inizio aprile) e dal Consiglio europeo.

In dettaglio

Le nuove regole danno maggiori diritti agli editori di stampa (art. 11) in merito al riutilizzo dei loro materiali da parte delle piattaforme online, ma viene indebolita la protezione degli 'snippet' rispetto alla posizione originaria degli eurodeputati del settembre scorso: "parole individuali" o "estratti molto corti di articoli di stampa" sono infatti esentati dal copyright.

Non c'è quindi nessuna 'tassa sui link' paventata dai critici della riforma. I giornalisti dovranno inoltre beneficiare dei maggiori introiti che gli editori avranno grazie agli accordi con le piattaforme.

È passato poi il compromesso franco-tedesco sul nodo delle pmi per l'art. 13: non dovranno sottostare agli obblighi sui materiali protetti da copyright ma non autorizzati, le piattaforme più piccole, che esistono da meno di tre anni, con un giro d'affari annuo inferiore a 10 milioni di euro e con meno di 5 milioni di visitatori unici.

Youtube e le altre 'grandi', invece, saranno d'ora in poi responsabili al posto degli utenti per i materiali caricati online senza autorizzazione, e dovranno provvedere "speditamente" alla loro rimozione su segnalazione e compiere "il massimo sforzo" per assicurare l'indisponibilità di quei contenuti privi dell'ok dei detentori dei diritti. Non c'è quindi l'obbligo di meccanismi o filtri ex-ante dei contenuti, ossia il 'bavaglio' o 'censura' temuto dai critici della riforma.

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