Alta tensione a Barcellona in vista del Consiglio dei Ministri indetto da Sánchez

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Diritti d'autore REUTERS/Albert Gea
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Di Cristina GinerSimona Zecchi
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"Entrambi i governi dovranno ridefinire ognuno la propria strategia, dipende da quello che potrà accadere qui venerdì. Se scoppieranno disordini tra la polizia e i secessionisti Pedro Sánchez dovrà decidere se proseguire nel suo approccio di distensione o se mettere alla stretta il governo regionale

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In vista del Consiglio dei Ministri, convocato dal premier spagnolo Pedro Sánchez, per venerdì 21 dicembre a Barcellona, la tensione con il governo catalano è sempre alta. Manifestazioni di protesta sono state indette, infatti, dai movimenti separatisti contro la presenza del governo Sánchez nel capoluogo catalano.

"Questa è una provocazione, ma noi catalani ci siamo abituati": afferma ai nostri microfoni un residente barcellonese.

Il 21 dicembre segna inoltre anche una importante ricorrenza quando lo stesso giorno di due anni fa, con una tornata elettorale indetta dal premier Mariano Rajoi, il principale partito anti-indipendenza Ciudadanos, ottenne la maggioranza dei voti in Parlamento evitando la dichiarazione unilaterale di indipendenza della Catalogna.

"Spero non scoppino violenze, non credo almeno, noi vogliamo soltanto impedire che il meeting abbia luogo bloccando le strade ma senza violenza", riferisce uno studente.

Oltre alle manifestazioni coordinate dalle principali organizzazioni indipendentiste, per tutta la regione catalana, il Paese sarà bloccato da uno sciopero dei mezzi di trasporto: un mix di tensione e stallo, dunque, che potrebbe gettare una parte del Paese nel caos.

"Non capisco questi movimenti che vogliono distruggere il clima quando tutto ciò che serve in questo momento è il dialogo", sbotta un altro residente.

La nostra inviata Cristina Giner ha intervistato l'analista politica Astrid Barrio: "Anche settori del governo, o lo stesso presidente, - riferisce la Barrio - hanno incoraggiato talvolta i gruppi indipendendisti a mobilizzarsi nelle strade, ma il governo non esercita alcun controllo su di loro".

A presiedere alla sicurezza in tutta la Catalogna saranno 9000 poliziotti.

"Entrambi i governi - sottolinea ancora la nostra inviata - dovranno ridefinire ognuno la propria strategia: dipende da quello che potrà accadere qui venerdì. Se scoppieranno disordini tra la polizia e i secessionisti, Pedro Sánchez dovrà decidere se proseguire nel suo approccio di distensione o se mettere alla stretta il governo regionale".

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