Polonia, la conferenza ONU sul clima nella terra del carbone

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Di Antonio Michele StortoValerie Gauriat
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La scelta della Polonia come paese ospitante non è casuale. Ma può un paese già flagellato dalla ristrutturazione del settore, adempiere agli obiettivi di riduzione delle emissioni? Secondo minatori e sindacati, no

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La scelta della Polonia come paese ospitante della conferenza Onu sul clima non sembra affatto casuale. Seconda solo alla Germania per produzione di carbone - che qui copre l'80 per cento della produzione enrgetica - la Polonia è considerata una pecora nera a livello europeo per lo scarso ottemperamento agli obiettivi fissati a Parigi nel 2015.

Proprio nei dintorni di Katowice sorge la piû grande miniera del paese, che dà lavoro a oltre 3500 persone. Radek è una di queste: "sono qui da una vita" spiega a Euronews. "Mio padre era un minatore, i miei nonni lavoravano nelle miniere. Questa è una tradizione che si trasmette di generazione in generazione. È difficile spiegarne il motivo, ma è qualcosa che mi attrae e continuo a lavorare in questa miniera".

In un paese in cui il settore minerario copre un enorme fetta dell'occupazione, i primi a opporsi al cambio di rotta caldeggiato da Europa e Nazioni Unite sono i sindacati. Tra questi c'è anche Solidarność, l'unione che negli anni 80 gioco un ruolo fondamentale nel crollo del regime comunista. "Se il processo di decarbonizzazione dovesse avvenire con la rapidità richiesta dall'Unione Europea - spiega il portavoce regionale per la Slesia, Dominic Kolorz - non riusciremmo mai a sopravvivere economicamente o socialmente"

Il settore carbonifero in Polonia ha già subito una profonda ristrutturazione negli ultimi decenni. E la transizione non sempre ha avuto successo. La città di Walbrzych, nella bassa Slesia, non si è ancora ripresa dalla chiusura di tutte le miniere vicine. Roman Janiscek è uno delle migliaia di operai che qui si sono trovati senza un lavoro. Due anni fa, ha preso a viaggiare in Europa per cercare un futuro migliore, ma ha finito per tornare a Walbrzych più povero di prima. Ora sopravvie con dei lavori saltuari in quelle che qui vengono chiamate miniere dei poveri - centri di estrazione illegali nei dintorni della città, che continuano ad andare avcanti nonostante le crescenti strette della polizia. "Gli agenti arrivano, trovano gli scavi e chiudono tutto - racconta Roman - ma i lavoratori illegali continuano a scavare altrove perchè di carbone c'è e ci saré sempre bisogno"

Lontano dai colloqui ad alto livello di Katowice, le considerazioni sul cambiamento climatico rimangono un lusso agli occhi di quelli come Roman, per i quali il declino del carbone non ha significato altro che dolore.

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