Palermo, sindaco Orlando:"L'accoglienza non deve essere modello ma pratica quotidiana"

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Di Giorgia Orlandi
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L'intervista al primo cittadino della città siciliana che spiega: "non c'é differenza tra chi è nato a Palermo e chi vive a Palermo"

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Palermo, da secoli la capitale del Mediterraneo, crocevia tra Oriente e Occidente, è stata approdo di lingue e religioni diverse. Prima città greca, poi romana e poi capitale araba, conquistata da normanni e svevi. Oggi - dal 2014 in poi - i porti siciliani sono stati i più interessati dagli sbarchi dei migranti, che hanno raggiunto l'Europa attraverso la rotta del Mediterraneo centrale. La Sicilia resta la prima destinazione, anche se non tutti restano a vivere nella regione.

Palermo, città dell'integrazione e dell'accoglienza

Palermo negli anni si è costruita la credibilità di città dell'integrazione e dell'accoglienza, grazie alle politiche del suo sindaco, rieletto per la quinta volta nel 2016. Leoluca Orlando ha creato la "Carta di Palermo", un documento che propone l'abolizione dei permessi di soggiorno, in favore dell'adozione della cittadinanza, come strumento di partecipazione alla vita pubblica.

Il sindaco ci racconta di come ha utilizzato la sua esperienza nella lotta alla mafia, che pone al centro il rispetto delle vite umane, nel suo approccio all'immigrazione e spiega perché Palermo non è un modello come Riace.

"Quando qualcuno mi chiede quanti migranti ci sono a Palermo - 30.000, 80.000, 100.000 - rispondo: 'Nessuno'", dichiara ai nostri microfoni Orlando. "Chi vive a Palermo è palermitano. Io non faccio nessuna distinzione tra chi è nato a Palermo e chi vive a Palermo. Tutto questo lei lo chiama modello, io lo chiamo un'esperienza concreta, fatta da un sindaco, che magari amerà la filosofia, ma fa il sindaco di una città e che ha una visione: quella di liberare questa città dalla drammatica vergogna del passato, che era la mafia e che uccideva le persone".

"Il ministro Salvini si sta rivelando sempre più un 'protofascista'", prosegue il sindaco. "Ma il ministro Salvini gioca a pallavolo, io gioco a cricket. Sono due pratiche diverse, due regole diverse, due mondi diversi".

Viaggio a Ballarò, luogo-simbolo dell'integrazione palermitana

Nel cuore di Palermo, Ballarò, il più antico mercato della città, emblema della multietnicità della capitale. Bancarelle di frutta e verdura, botteghe storiche di pesce e carne, arabe, bengalesi e siciliane.

Negli ultimi anni, giovani imprenditori sono venuti ad investire qui. Moltivolti è nato nel 2014, ristorante di co-working, dove lavorano 27 persone di dieci Paesi diversi. Tra i clienti regolari incontriamo Ibrahima, da pochi mesi presidente della Consulta delle Culture, l'organo rappresentativo di tutti i cittadini stranieri, che vivono a Palermo. Strumento di partecipazione politica attiva alla vita della città.

"A Palermo l'immigrato non si sente diverso dall'italiano", spiega Ibrahima. "L'immigrato oggi collabora attivamente in tutte le attività sociali, economiche, politiche".

Ibrahima è arrivato a Palermo dieci anni fa, la città che non vuole lasciare, perché ha investito molto per sé stesso e per chi come lui ha scelto di viverci.

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