Terremoto in Indonesia: è emergenza umanitaria

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Di Stefania De Michele
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Secondo le ong operative nel Paese, sono circa 1.200 le vittime. Difficili i soccorsi nelle aree rese inagibili dal sisma.

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La carneficina poteva essere scongiurata. Sono le voci che si rincorrono, quelle che alimentano gli interrogativi dopo ogni calamità naturale, ma che nell'Indonesia squassata dal terremoto di magnitudo 7.5 e travolta dal successivo tsunami trovano conferma in un dato: il sistema di allerta non ha funzionato.

Le autorità avevano, infatti, emesso l'allarme tsunami dopo la prima scossa per disinnescarlo però mezzora più tardi, nonostante le onde anomale - che hanno superato i 6 metri di altezza - stessero già spazzando via ogni cosa.

Il bilancio ufficiale del governo è di circa 850 morti e 60.000 sfollati ma - secondo le principali organizzazioni non governative, operative nelle isole dell'arcipelago di Sulawesi - sarebbero oltre 1200 le vittime, per la maggior parte sepolte in fosse comuni o bruciate per evitare epidemie.

Palu e Dongala le località più straziate. Quattro giorni dopo il sisma la gente si arrangia, in attesa che i soccorsi arrivino nelle aree rese irraggiungibili dal disastro.

Save the Children stima siano almeno un milione e mezzo, di cui almeno 600.000 bambini, le persone rimaste senza cibo, acqua e casa.

Giacarta ha lanciato un appello alla comunità internazionale per far fronte alla sciagura: per l'emergenza l'Unione Europea ha stanziato un milione e mezzo di euro.

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