L'ombra delle fake news sul referendum macedone

L'ombra delle fake news sul referendum macedone
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Di Borjan Jovanovski
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False notizie e inviti al boicottaggio mettono a rischio il quorum del referendum per il nuovo nome di Macedonia del Nord, concordato con la Grecia. In palio l'ingresso del Paese balcanico nella Nato e nell'UE

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La città di Veles, 55mila abitanti nella Repubblica di Macedonia, è balzata agli onori della cronaca per essere diventata una fucina di fake news durante la campagna elettorale americana. Oltre un centinaio i siti pro-Trump registrati, macchine da soldi alimentate da bufale.

Ora è lo Stato balcanico a subire la falsa controinformazione, in vista del referendum del 30 settembre sul nuovo nome di Macedonia del Nord, frutto dell'accordo con la Grecia.

Sashka Cvetkovska, reporter, che collabora con il network internazionale di giornalismo investigativo OCCRP, spiega che si sta indagando in particolare sui troll che usano l'hashtag #bojkotiram, "boicotta il referendum". Ci sono già migliaia di account creati, soprattutto su Twitter, per fare disinformazione. La maggior parte registrati all'estero.

Maggiore indiziata è la Russia, sottolinea il consulente politico ed ex diplomatico americano David Stephenson, dato che l'interesse è dividere la società e fare in modo che la Macedonia non entri nella Nato.

La vittoria del sî al referendum, dal quorum fortemente a rischio, aprirebbe la strada per l'adesione del Paese non solo all'Alleanza atlantica ma anche all'Unione europea.

Il nostro corrispondente Borjan Jovanovski spiega che recenti ricerche classificano la Repubblica di Macedonia come la più vulnerabile al fenomeno fake news in Europa, per la debolezza delle istituzioni democratiche e il livello di preparazione dei media.

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