Non solo acqua: come si affronta un incendio di grandi dimensioni

Non solo acqua: come si affronta un incendio di grandi dimensioni
Diritti d'autore Tutte le foto: REUTERS
Di Chris Harris
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Gli esperti dell'EFI (European Forest Institute) rivelano cosa si può fare in casi come quello greco. Risposta breve: bisogna studiare e prepararsi bene prima, attaccare le fiamme dal retro, coordinare l'azione aerea con quella terrestre e usare protocolli di risposta comuni.

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Questa è una delle immagini più impressionanti degli incendi mortali divampati lunedì in Grecia: un uomo del posto che aiuta i vigili del fuoco e i militari a respingere le fiamme.

Racconta, a colpo d'occhio, quanto sia stata tragica la situazione ma parla anche della solidarietà venutasi a creare per raggiungere un obiettivo comune: salvare quante più vite possibile ed evitare danni ancora più gravi.

Guardando lo scatto, viene spontaneo porsi una domanda: in che modo i professionisti affrontano un incendio di queste proporzioni? Ce lo spiegano gli esperti dell'Istituto forestale europeo (EFI).

Studiare bene a casa

Il fronte degli incendi è generalmente in movimento quindi è importante studiare bene e cercare di anticiparne gli spostamenti.

Per questo motivo, secondo Marc Castellnou, un analista strategico che collabora con i vigili del fuoco regionali della Catalogna, maggiori investimenti vengono destinati alla formazione: il cambiamento climatico pone sempre nuove sfide ai vigili del fuoco.

"Studiare ci aiuta a capire fino a che punto si può spingere un incendio e dove investire per poter davvero fare la differenza", ha detto intervistato da euronews. "Ai vecchi tempi, invece, inseguivamo le fiamme e basta"

Tre i fattori chiave da monitorare tra le decine presi in considerazione dagli esperti che analizzano l'evolversi di un rogo durante diverse ore.

Si tratta del vento, dell'inclinazione del terreno e della direzione in cui procede il fronte delle fiamme, elenca Alexander Held, esperto dell'EFI.

"I fuochi tendono a bruciare in salita, quindi più è ripido un pendio più velocemente le fiamme si propagano", spiega. Anche l'orientamento è importante: le terre esposte a sud possono essere più calde e secche e quindi più soggette ad alimentare le fiamme.

Si parte dal retro, non dal fronte

"Si affronta sempre un incendio da dietro", continua Held. "Non si deve seguire l'istinto e andare dove ci sono le fiamme più grandi, davanti. Il motore di ogni incendio è sul retro e bisogna prima spegnere il motore"

I punti di ancoraggio

All'inizio si entra in azione da un punto che fornisca una barriera naturale utile ad impedire la propagazione delle fiamme. Questi "punti di ancoraggio" possono essere, ad esempio, strade, fiumi o campi da golf.

Vengono poi scavati dei canali lungo i fianchi dell'incendio per rimuovere la vegetazione in modo che non vi sia combustibile per il fuoco che lo aiuti a diffondersi verso l'esterno. La vegetazione viene rimossa dal cammino del fuoco, bruciandola: una tattica conosciuta come estinzione a secco.

"L'acqua, avendola a disposizione, è la misura migliore per spegnere il fuoco", aggiunge Held. "Ma nell'80% degli incendi non si ha mai acqua a sufficienza. Non si è quasi mai vicini ad un idrante o ad un fiume e il fuoco si muove, quindi c'è solo una piccola quantità di acqua che si può riversare sulle fiamme".

"Bisogna far arrivare l'acqua nel luogo dell'incendio e facciamo di tutto per poterlo fare, ma per spegnere davvero il fuoco bisogna capire l'importanza degli idranti a secco".

L'importanza del personale a terra

Le immagini più impressionanti di qualsiasi operazione di estinzione di un incendio sono quelle dei canadair che riversano l'acqua sul fronte delle fiamme, dall'alto. Secondo gli esperti, si tratta solamente di una delle tante componenti di un'operazione.

"Anche se si riesce a spegnere l'incendio con gli aerei o gli elicotteri che trasportano acqua, c'è sempre bisogno di personale a terra per fare pulizia intorno al perimetro", precisa Held. "In caso contrario, non è possibile spegnere tutti i piccoli fuochi che man mano si accendono".

"In un mondo ideale, ogni tonnellata di acqua sganciata viene seguita dall'attività dei vigili del fuoco sul territorio".

I recenti incendi delle brughiere vicino a Manchester, in Inghilterra, sono stati difficili da combattere perché questa "parte a terra" non è stata eseguita in maniera corretta, continua Held.

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L'importanza di protocolli comuni

Le principali operazioni antincendio usano l'Incident Command System (ICS), un modo standardizzato di gestire, controllare e coordinare la risposta alle emergenze.

"In una situazione di grande incendio si hanno diverse agenzie che lavorano insieme: l'esercito, l'aviazione, la polizia, i vigili del fuoco, il servizio forestale", fa notare Held.

"Se tutti sono addestrati con i protocolli ICS la cosa è fantastica: si condivide una posizione, la pianificazione delle operazioni e la logistica, accettando gli stessi obiettivi. Si parla la stessa lingua e si usa la stessa terminologia".

"Al momento abbiamo uno scambio in corso, con i tedeschi in Svezia. Se tutti lavorano con l'ICS diventa tutto molto più facile: ognuno sa come funziona il sistema e quando si apportano nuove risorse è possibile inserirle in modo molto efficiente".

Bisogna accettare che a volte non c'è niente da fare

Castellnou dice che, a volte, gli incendi sono troppo violenti per permettere un intervento e bisogna aspettare di attaccare le fiamme durante le cosiddette "finestre di opportunità".

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È per questo che è importante studiare e capire quando è possibile contenere un incendio. "Dobbiamo identificare i punti in cui il fuoco sarà più debole", conclude Castellnou. "Invece di cercare di spegnere le fiamme ad ogni costo, di fronte agli incendi intensi dobbiamo cercare di cogliere la nostra opportunità".

"Ma in situazioni come quella venutasi a creare in Grecia è difficile poter fare la differenza anche con un maggior dispiegamento di mezzi".

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