Facebook, in bacheca da oggi priorità ai media votati come affidabili

Facebook, in bacheca da oggi priorità ai media votati come affidabili
Diritti d'autore REUTERS/Dado Ruvic/Illustration/File Photo
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Di Lillo Montalto Monella
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Conclusa la fase sperimentale e di feeback, gli effetti del cambio di algoritmo saranno ora tangibili. Cosa cambia per chi fa le notizie e per chi le legge

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Dal 2 luglio è attiva in Italia la valutazione dei media giudicati più affidabili dagli utenti di Facebook. Oltre che in Italia, rende noto il social network, il NewsFeed che dà priorità alle notizie affidabili diventa effettivo anche in India, Gran Bretagna, Germania, Francia e Spagna.

L'azienda di Zuckerberg lo ha annunciato con una nota a piè di pagina sulla notizia data già nel gennaio scorso come misura per combattere “sensazionalismo, disinformazione e polarizzazione”, contro fake news e clickbait.

Facebook Italia non ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito né rivelare come è andata la fase pilota, durata sei mesi.

Da oggi, quindi, sulla base del punteggio assegnato dagli utenti, una notizia può comparire nella bacheca più in alto, più in basso o non comparire proprio. Le fonti indicate come affidabili vengono visualizzate per prime in seguito a un aggiornamento continuo, basato sulle risposte raccolte da un campione "rappresentativo e diversificato" di utenti della community, rileva Facebook.

Secondo Pier Luca Santoro, esperto di marketing e comunicazione a DataMediaHub, far dipendere il destino dei publisher da queste semplici domande:

  • Conosci questi siti web? SI/NO

  • Quanta fiducia riponi in ciascuno di questi siti web? Completamente/Molto/In parte/Poco/Per niente

è da parte di Facebook una reazione"assolutamente inadeguata" allo scandalo Fake News, con un "sistema che è terribilmente semplicistico e ingenuo". Come ha scritto qui, "non è per nulla certa la capacità di giudizio e di discernere sull'affidabilità delle fonti, sia per il ben noto fenomeno del "confirmation bias" che per limiti culturali, diciamo, che del resto sono proprio quelli che contribuiscono alla diffusione delle "fake news".

Santoro puntualizza come, d'altro canto, non ci sia stata nessuna attenzione da parte di molti newsbrand alla gestione delle comunità di lettori su Facebook, utilizzato per anni come "discarica di link" con il solo obiettivo di farne un canale di distribuzione di traffico.

Un report Edelman mostra come "il 63% delle persone non sia in grado di distinguere il buon giornalismo da falsità e cattiva informazione, e per il 59% degli individui è sempre più difficile dire se se l'informazione è prodotta da un media degno di rispetto. Elemento che smonta definitivamente, in caso di dubbi, l'ipotesi di lavoro di Facebook".

Matthew Ingram, esperto della Columbia Journalism Review di New York con un passato a Gigaom, scrive che "misurare la fiducia è una cosa difficile quando parliamo di notizie perché molte persone sono più che contente di dire che hanno fiducia in una fonte semplicemente perché allineata con le proprie opinioni".

Una recente analisi di Slate indica come l'importanza di Facebook come fonte di traffico per i media sia già in declino da un pezzo: questo ha costretto molte pubblicazioni a puntare più sul legame fiduciario con i propri lettori o un'offerta di contenuti premium piuttosto che intercettare l'ampia, ma ben più volatile, audience che si trova oggi sui social network. Negli Stati Uniti, "l'era di Facebook sta finendo, ma non sappiamo in quale epoca vivremo dopo".

Quanto all'Italia, una ricerca del Pew Center rivela che il 50% delle persone si informa almeno una volta al giorno sui social media (praticamente quasi solo su Facebook).

Una su tre, però, non presta neanche attenzione alla fonte: secondo il centro di ricerca, inoltre, c'è più possibilità che chi ha un'opinione definita "populista" si sia informato sui social rispetto ad altri canali.

Il 75% degli italiani che su Facebook è immerso in una cosiddetta "camera dell'eco", tuttavia, desidererebbe ricevere una dieta informativa più variegata sui social network rispetto ad articoli che non fanno altro che confermare la propria opinione.

Charts showing that in France, Italy, Spain and Germany, those with populist views are more likely to get news via social media.
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