Un peschereccio basco si riconverte in nave per il soccorso migranti
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Un peschereccio basco si riconverte in nave per il soccorso migranti

Di Javi Julio
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L'ONG Salvamento Marítimo Humanitario (SMH) e quella andalusa Proemaid, riunite sotto il nome di progetto "Maydayterraneo", ridanno nuova vita ad un vecchio peschereccio con la missione di salvare quanti più migranti possibile nelle acque del Mediterraneo centrale

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Nei prossimi mesi, la ONG basca Salvamento Marítimo Humanitario (SMH) e l'andalusa Proemaid, unite sotto il nome di Progetto Maydayterraneo, potranno disporre di una nuova nave per il recupero di persone in difficoltà che si unirà alle cinque che già operano nel Mediterraneo centrale.

Si chiamerà Aita Mari come omaggio ad un marinaio e pescatore basco conosciuto per aver rischiato più volte la vita per salvare le persone finite in mare dopo i naufragi di fronte alla costa. Nel 1866, dopo aver tratto in salvo diversi marinai in difficoltà, scomparve in mare durante una tempesta e il suo corpo non fu più ritrovato.

L'entrata al porto di Pasajes dove staziona la Aita Mari (tutte le foto: Javi Julio per Euronews)

Dopo una faticosa ricerca nei porti di mezza Europa, i membri della SMH hanno trovato a Getaria - piccolo centro a pochi chilometri dalla sede centrale nella provincia di Bilbao - un peschereccio tradizionale basco lì ormeggiato da diversi mesi. Per 17 anni ha pescato nelle stesse acque costiere conosciute da Aita Mari oltre un secolo fa. Era in attesa di essere smembrato e venduto in pezzi ma il destino ha ora in serbo per lui una nuova vita.

L'imbarcazione prima dell'inizio dei lavori

Dopo essere stata acquistata grazie ad una sovvenzione di 400mila euro da parte del governo basco, dalla fine di maggio la nave da 32 metri ha intrapreso un processo di trasformazione nei cantieri navali del porto di Pasaia, frutto di diversi incontri con carpentieri e ingegneri.

Entrambe le organizzazioni non governative hanno lunga esperienza sul campo, avendo già avuto modo di lavorare nei pressi delle isole greche di Chios e Lesbo.

Gli ingegneri al lavoro per ampliare il ponte

Installare un piccolo ospedale di bordo, trasformare i frigoriferi dove venivano stoccate le acciughe in una sala che potesse ospitare donne e bambini, trasformare i frigoriferi di poppa in cabine per l'equipaggio, attrezzare una sala stampa, ampliare la cucina: questi alcuni degli interventi per cambiare la fisionomia di questa tradizionale barca da pesca e trasformarla in un mezzo di salvataggio di vite umane.

Un curioso si avvicina alla nave osservando i lavori

Maydayterraneo punta ad iniziare la navigazione con la Aita Mari il prossimo 1° agosto. Zona di operatività: Mediterraneo centrale.

Non sarà la prima volta per Iñigo Gutiérrez.

Il 54enne istruttore subacqueo di San Sebastian si è già offerto volontario per prestare servizio sulla Lifeline, una vecchia nave oceanografica anch'essa trasformata in nave da soccorso con la quale Maydayterraneo ha intrapreso diverse missioni alla fine dello scorso anno, salvando da una morte certa quasi 600 persone al largo delle coste libiche.

"Mettere in mare piccoli gommoni in queste condizioni è omicidio. Dovrebbe essere responsabilità dell'Unione europea salvarli, non della marina italiana né tantomeno delle ONG".

La vicenda della nave Aquarius, gestita da SOS Mediterranée e Médecins Sans Frontières (MSF), alla quale è stato rifiutato l'ingresso in un porto italiano mentre trasportava 629 persone, potrebbe incidere sul futuro di queste missioni.

"La situazione per queste persone si complicherà ulteriormente", aggiunge Gutierrez. "La chiusura dei porti italiani comporterà l'utilizzo di rotte ancora più pericolose di quelle attualmente in uso, causando un maggior numero di morti".

Un membro di SMH ripara il ponte della barca

Mentre a bordo prosegue la riconversione, Gutiérrez e i suoi compagni di squadra stanno lavorando duramente per ottenere tutti i materiali che mancano al fine di rendere la barca abitabile: utensili da cucina, stuoie e tappeti per la stiva, nuovi pezzi per il radar...

Un operaio salda alcuni pezzi sopraccopèrta

"Davanti alla chiusura dei porti europei, non è possibile considerare il fenomeno migratorio come un problema di sicurezza. È più urgente dare una risposta umanitaria", afferma Iñigo Mijangos, presidente della SMH di Roma, dove partecipa alla riunione semestrale di SHADE MED. E i dati dell'operazione Sofia lo dimostrano: mentre le entrate sono diminuite del 70 per cento, il tasso di mortalità è raddoppiato.

"Siamo arrivati a questo punto grazie all'impegno delle persone che organizzano eventi per raccogliere fondi per gli investimenti da fare sulla barca".

Mijangos è pessimista sul futuro: "Purtroppo, credo che la posizione di Salvini sia quella che prevarrà in Europa nel breve periodo".

Iñigo Gutierrez, volontario della SMH, porta fuori bordo la spazzatura

Mentre è impegnato a svuotare la nave della spazzatura con alcuni volontari, Gutierrez ha ben chiaro cosa accadrà quando le dieci missioni previste per quest'anno saranno finite: "La nave tornerà in porto per fare una sosta tecnica. E se le condizioni saranno ottimali e disporremo di fondi, riporteremo l'Aita Mari dove è necessario".

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