Cannes: la carica delle donne

Cannes: la carica delle donne
Di Belle Donati- Debora Gandini
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button

Sulla Croisette uno storico red carpet: 82 donne in marcia per la parità di genere

PUBBLICITÀ

Ammirate, paparazzate, fotografate e rincorse sul red carpet. Le donne sono da sempre al centro del Festival del Cinema di Cannes. Ma quest'anno attrici e registe hanno deciso di lanciare una sfida.

"E’ sempre esistita la concezione della donna-oggetto", spiega l’AD di Women in Film and TV UK. "Sembra che una donna bella non possa anche essere intelligente. Le donne non vogliono più essere come Marilyn Monroe di fronte alla telecamera. Non possiamo mostrare ragazze attraenti e manipolabili dagli uomini, il tempo è cambiato".

Anche sulla Croisette sbarca il Movimento “MeToo”. Lo scandalo di Harvey Weinstein, noto frequentare di Cannes, continua a farsi sentire. Tanto che ora il Festival ha la sua prima carta in favore della parità uomo-donna. Basti guardare alla giuria che in quest’anno edizione è prettamente femminile.

Anche se si stanno facendo grandi passi in avanti, resta molto lavoro da fare, sopratutto per chi sta dietro la macchina da presa. Basta guardare il programma. Solo 3 dei 21 film in concorso per la Palma d'Oro sono diretti da donne.

Discriminazione o poche le pellicole presentate dalle registe? "Il Festival Cannes è sempre stato etichettato come un evento dove alle signore viene dato poco spazio, dichiara Thierry Frémaux, Direttore della manifestazione. Ci sono stati anni in cui non ci sono state donne che concorrevano per qualche premio. E’ una realtà artistica che non ha nulla a che fare con la selezione di film.”

Wanuri Kahiu, che ha diretto 'Rafiki' è una delle sette registe in gara nella sezione Un Certain Regard concorda che ci vuole determinazione e si deve combattere molto, "Voglio essere giudicata prima come regista qui, non come donna. Mi piacerebbe pensare che il mio film arrivi al festival solo per meriti artistici e non per una sorta di falso buonismo.”

Intanto molte organizzazioni impegnate nella lotta per la parità di genere nel settore affermano che il problema va ben oltre l’industria cinematografica. "Chi fa le selezioni, chi seleziona la giuria? E’ sempre la stessa cosa, ogni anno gli stessi nomi, penso che alcuni debbano andarsene e lasciare il posto ai nuovi", sottolinea Anna Serner, AD di Swedish Film Institute.

L’obiettivo per il 2020 è avere giuria e film in gara composti in modo eguale da donne e uomini. Un progetto che – specie quest'anno - ha avuto il benestare dell'intero settore.

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

Festival della bellezza, Lella Costa: "a mancare è il senso della realtà"

European Film Awards: dominio di "Anatomia di una caduta"

Wim Wenders premiato al Festival Lumière di Lione