11 morti e 41 feriti in tre esplosioni in tre luoghi di culto a Surabaya, isola di Giava. L'ISIS rivendica, il papa prega per le vittime. I kamikaze erano due genitori con 4 figli da 9 a 18 anni.
È iniziata di prima mattina la domenica di terrore che ha gettato nel panico l'Indonesia. Nell'isola di Giava, a Surabaya, seconda città del Paese, tre attentati contro tre chiese hanno fatto 11 morti e 41 feriti.
L'Isis, senza allegare prove, diverse ore dopo rivendica "tre attacchi con il martirio contro guardiani delle chiese e cristiani".
A firmare gli attentati una famiglia kamikaze reduce dalla Siria. Genitori e 4 figli, di età compresa tra 9 e 18 anni, due maschi e due femmine.
La prima esplosione in una chiesa cattolica è stata perpetrata dal papà con i due figli maschi di 16 e 18 anni che sarebbero entrati nell'edificio guidando un motorino carico d'esplosivo; poco dopo il secondo scoppio in una chiesa protestante, e poi ancora un'esplosione in un'altra chiesa pentecostale. "La messa era in corso e mio marito riceveva i fedeli, gli apriva la porta. Ora è ferito molto gravemente", racconta una vittima. Queste ultime due esplosioni sono state perpetrate dalla mamma-kamikaze con le due figlie femmine di 12 e 9 anni, dice la polizia ma la ricostruzione dei fatti non è ancora univoca.
Fonti di intelligence sospettano che gli attacchi siano legati a scontri avvenuti pochi giorni fa in un carcere di massima sicurezza di Giava tra prigionieri jihadisti e forze di sicurezza.
Il papa durante il regina coeli ha pregato per le vittime e auspicato che cessino le violenze.