Il resto del paese andrà al voto sabato 12 per la prima elezione dopo la sconfitta dello Stato islamico
Le urne si sono aperte con due giorni d'anticipo per i quasi 300mila tra poliziotti e militari iracheni che alle 7 del 10 maggio sono andati ai seggi per il rinnovo del parlamento nazionale. A votare in anticipo, oltre a loro, sono altri 900mila iracheni emigrati in 21 paesi tra Europa, Stati Uniti, e Medio Oriente.
Un'elezione finora segnata dal clima di sospetto e divisione che l'epopea terrorista dello Stato islamico si è lasciata alle spalle: lo stesso fronte sciita, maggioritario sul piano demografico e confessionale, si presenta diviso in due tronconi.
Da un lato il partito Dawa, guidato dal controverso ex primo ministro Nouri al Maliki, che in molti - per via delle sue politiche esasperatamente settariste - ritengono responsabile per l'alleanza che nel 2014 ebbe luogo tra il Daesh e parte delle tribù sunnite del paese; dall'altra l'alleanza Nasr del premier uscente haider al-Abadi, che nei suoi quattro anni al governo ha cercato, almeno formalmente, di ricomporre le fratture sociali lasciate dal suo predecessore.
Al voto anticipato sono andati anche anche le forze militari - come Peshmerga, Asaysh e Zeravani - del Kurdistan iracheno, reduce da un fallimentare tentativo indipendesntista.
Il resto del paese andrà alle urbe sabato 12 maggio
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