Nicaragua, operai in strada contro Daniel Ortega

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Di Alberto De Filippis
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La gente contro la riforma delle pensioni del presidente. "Nelle casse degli istituti previdenziali non c'è più nulla", dicono.

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"Si sono mangiati tutto. Nelle casse dell'ente previdenziale nicaraguense non c'è più nulla". Lo dicono i cittadini che partecipano alla veglia per le vittime degli scontri nelle strade del paese centramericano. Già una trentina i morti, fra manifestanti e polizia. Tema del contendere la riforma dellle pensioni del sempiterno presidente Daniel Ortega che però nascondono anche un malessere più profondo.

In realtà Ortega non ha fatto che seguire la raccomandazioni del Fondo Monetario Internazionale che chiedeva una riforma per riequilibrare il sistema delle pensioni. I contributi dei lavoratori dovrebbero passare dal 6,5% al 7%, quelli dello stato dallo 0,25 allo 1,25%

I contributi delle aziende debbono arrivare al 22,5% entro il 2020. A questo aumento corrisponde però una durissima riduzione del 5% sulle pensioni. Un giro di vite che non va giù alla gente che lamenta la corruzione degli istituti di previdenza. "Prima dell'avvento di Ortega i loro bilanci erano in attivo. Dopo anni di governo comunista", dicono gli oppositori, "le casse sono vuote e malgrado tutto i pensionati non vedranno un centesimo delle loro future pensioni".

Il paradosso è che sono stati proprio gli operai lo zoccolo duro di Daniel Ortega e sono proprio loro che adesso ne chiedono le dimissioni.

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